Mio padre Sebastiano è morto l'11 novembre 2016 per le conseguenze di un adenocarcinoma. A Lucia, mia madre, è stato diagnosticato nel 2014 il morbo di Alzheimer. Quando si è ammalato, mio padre ha iniziato a raccontarmi la sua vita mettendo, così, ordine anche tra le testimonianze confuse di mia madre. Lei ha disimparato cose elementari come vestirsi in modo corretto, lavarsi e mettere le cose in ordine. Io sono il suo caregiver. Come molti altri malati nelle sue condizioni, è spesso irascibile e aggressiva perché non ha più gli strumenti per decifrare cosa le succede intorno. In Caregiver Whisper racconto piccole storie di vita nella malattia, tra le mille difficoltà con cui mi sono dovuto misurare, il più delle volte da solo, e l'ironia che ci ha aiutato a non impazzire nei momenti più difficili. Questa rubrica è dedicata ai miei genitori, alle persone che mi sono state accanto in questo percorso e a chi si trova, come me, a guardare in faccia la realtà, cercando di elaborare un lutto che lutto ancora non è.
13 giugno 2016
In queste ultime settimane, un po’ per caso, abbiamo notato che l’unico momento in cui mia madre ritorna a essere quieta è quando si inizia a raccontare qualche episodio del passato. Lei, aiutata da mio padre, smette di essere aggressiva e racconta qualcosa di quello che ancora riesce a ricordare. Si passa dai ricordi degli anni cinquanta al suo paese a quelli degli anni sessanta, quando si è trasferita a Milano con mio padre. In questo momento siamo a tavola e mia madre con un pezzo di pane sta “pulendo” la pentola.
M: «Scusa, ma quindi pucciavi la pentola anche quando eri a casa tua?»
L: «Hai voglia! Ma io aiutavo anche a mamma, tu che cazzo mi fai a me?», chiede mia madre in modo serio.
M: «Almeno io non perdo le cose per casa», rispondo facendo riferimento ai grembiuli che abbiamo cercato per tutto il pomeriggio.
Poi, come se niente fosse, mia madre cambia totalmente discorso e inizia a parlare di altro.
Mi spiega che il sabato sera e la domenica, casa sua era sempre piena di gente. Questo perché, in quel periodo, nessuno aveva la televisione, nessuno tranne suo padre.
L: «Tu ricordi la casa di quando eravamo in piazza?»
M: «Non proprio, in quel periodo non c’ero ancora.»
L: «E dove stavi? Eri fuori?»
M: «Sì, diciamo che ero fuori.»
L: «La casa in piazza era diversa. Quando venivano per la televisione eravamo a casa di Amilcare e la parte di dietro aveva l’entrata proprio gruoss.»
M: «E com’era fatta?»
L: «C’era la camera da letto, la cucina e poi si andava giù e si metteva lu vino. La sera, quando è venuta fuori la televisione, lì era grande il coso e venivano tutti a vedere la televisione che ci facevano anche le pisciate per terra. Così papà ha detto basta, non deve venire più nessuno, che si arrangiano. Poi abbiarono a mettere nei bar e allora si sono allontanati da noi. Meno male. Però mi sa che tuo padre non è mai venuto. Mò ce l’aggia chiere. Uagliò, dove sei?»
M: «Quindi Sebastiano non veniva a casa vostra?»
L: «Mah, qualche sera sarà venuto anche lui, non lo so. Non mi stava ancora dietro. Credo, non lo so. Quando abitavamo alla casa di Amilcare, c’era un salone grande…»
In questo momento, torna mio padre dal bagno. Da quando è stato operato, deve fare pasti brevi e più frequenti, cosa che ancora gli riesce difficile. E, se mangia più del dovuto, deve subito correre in bagno.
M: «Tutto a posto?», chiedo.
S: «Sì, sono andato solo a lavare la dentiera.»
Lucia però ci interrompe perché sta per iniziare la partita dell’Italia. Si alza e si avvicina alla televisione per cantare l’inno di Mameli. Poi, quando compare De Rossi, chiede «chisto chi è cu sta barba?». Quando mio padre le dice che è De Rossi, lei risponde «Oh Madonna, non lo riconosco più» e poi scoppia a ridere. Fosse qui, a De Rossi gli direi: benvenuto nel club dei non riconosciuti! Poi, riprendiamo il discorso.
M: «Tu sei mai andato a vedere la televisione a casa loro?»
S: «Sì, andavo anch’io.»
M: «E cosa guardavate? Lascia o raddoppia, come nel film di Totò?»
S: «Io andavo a vedere il Festival di Napoli.»
L: «Lì c’era l’entrata grande, poi c’era la cucina e la camera da letto. E venivano sempre a vedere la televisione là.»
S: «Grazie, era l’unica che c’era in paese.»
L: «Uno portase nu criatur, e la facese pure pe’ terra.»
Così mi raccontano che una volta c’erano gli abbonamenti alla radio e ogni tanto facevano le estrazioni. Uno dei vincitori era di Zungoli e, siccome aveva bisogno di soldi, aveva deciso di venderla. Mio nonno, il papà di Lucia, era appena tornato dall’Arabia Saudita, e gli chiese quanto volesse. Così, la comprò lui.
S: «Era una Allocchio Bacchini. Era bella. È stata la prima tv in tutta la provincia di Avellino.»
L: «Lui non lo conoscevo ancora.»
M: «Ma che anno era?»
S: «O erano i primi del ’54 o i primi del ’55.»
L: «Statti citto che ti dico. Perché c’era un salone lungo, grande. Poi papà l’ha preso in affitto. Lavorava con il padre di Amilcare. Prima avevamo preso quella là poi l’altra sulla strada. Non ti dico la gente che veniva. Poi venivano e facievano pure li servizi pe’ terra. E allora ho detto basta. Se ne vanno nei bar. Uagliò, ma tu sei venuto mai qualche volta?»
M: «Ha detto di sì.»
L: «Eh, no, perché non mi stava ancora dietro.»
S: «Mi vedevo con tuo fratello, andavamo a scuola assieme.»
Poi mio padre spiega che, forse sul finire degli anni sessanta, c’era un certo Filippo al Passo di Mirabella che disse a mio nonno che quel televisore non conveniva più metterlo a posto, perché i pezzi non si trovavano e perché ci sarebbe voluto un sacco di tempo a recuperarli. Così consigliò di prenderne una nuova. Mio padre suggerì di prendere la stessa che avevano comprato lui e mia madre. Per mille lire al mese, l’avevano acquistata con le cambiali.
S: «Però io vedevo che questo era molto interessato. Allora dicietti papanò portiamocela questa. Filì tu che te ne fai? Se dici che è da buttare via, tanto vale che la buttiamo noi, no?»
Dopo un po’ di tempo, mio padre ha accompagnato a Grottaminarda mio nonno, che doveva prendere della vernice per pitturare un mobile che gli era stato richiesto da uno che si doveva sposare.
S: «Ci dissero chi poteva averla e siamo andati lì. Poi ci siamo fermati da Filippo, che era lungo la strada. E aveva messo il televisore di tuo nonno esposto in vetrina e funzionava benissimo.»
L: «Ma tu sei venuto qualche volta a casa a vedere la televisione?»
M: «Sì, ti ha detto prima che veniva a vedere il Festival di Napoli.»
S: «Ti ho detto che venivo con tuo fratello.»
L: «Io non ti conoscevo manco.»
S: «Non mi conoscevi! Siccome che eravamo a Napoli, in una grande metropoli, mica ti conosci nel paese, vero?»
L: «Ma non è che sei stato tu a piscià pe’ terra?»
Mio padre non risponde e mia madre continua: «Perché se me ne accorgevo, te la facevo pulire come dico io.»
© Marco Annicchiarico
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