Mio padre Sebastiano è morto l'11 novembre 2016 per le conseguenze di un adenocarcinoma. A Lucia, mia madre, è stato diagnosticato nel 2014 il morbo di Alzheimer. Quando si è ammalato, mio padre ha iniziato a raccontarmi la sua vita mettendo, così, ordine anche tra le testimonianze confuse di mia madre. Lei ha disimparato cose elementari come vestirsi in modo corretto, lavarsi e mettere le cose in ordine. Io sono il suo caregiver. Come molti altri malati nelle sue condizioni, è spesso irascibile e aggressiva perché non ha più gli strumenti per decifrare cosa le succede intorno. In Caregiver Whisper racconto piccole storie di vita nella malattia, tra le mille difficoltà con cui mi sono dovuto misurare, il più delle volte da solo, e l'ironia che ci ha aiutato a non impazzire nei momenti più difficili. Questa rubrica è dedicata ai miei genitori, alle persone che mi sono state accanto in questo percorso e a chi si trova, come me, a guardare in faccia la realtà, cercando di elaborare un lutto che lutto ancora non è.
12 febbraio 2016
Negli ultimi quarant’anni i muri di questa casa hanno visto cambiare, nell’aspetto e nei pensieri, i miei genitori. Credo siano capaci di distinguere le loro voci, i colpi di tosse, i rumori della catenina o degli anelli che vengono appoggiati sul mobile, il loro modo di camminare e le parole sussurrate a letto, prima di dormire. Quando avevo quattro o cinque anni, vivevamo in affitto in un appartamento distante circa 750 metri da questo. L’unico ricordo che ho di quel posto è un corridoio lungo a separare le stanze e Raffaele, un collega di mia madre, che mi prende per mano per portarmi fuori durante il trasloco.
In questa casa dai muri viventi ci siamo finiti grazie a Lucia. Sfruttando un giorno di cassa integrazione, si è messa a girare nel quartiere per vedere se trovava un appartamento in vendita adatto a cinque persone. Questa storia, come tante altre, me l’ha raccontata diverse volte, in versioni che divergevano tra loro solo per alcuni particolari, ora aggiunti, ora taciuti. I protagonisti sono rimasti gli stessi: lei, il geometra amico dei miei, e la famiglia egiziana che non voleva lasciare la casa.
L: «Pensa che qui sotto ci sono passata proprio per caso. Ho fatto il giro lungo e, mentre camminavo, ho visto in lontananza il cartello. Così mi sono detta fammi vedere di che si tratta.»
S: «Te lo ricordi a Del Miglio?»
M: «Il portinaio, sì, ricordo anche Elisa, la moglie.»
S: «Ecco, gliel’ha detto lui.»
M: «Ma quindi il cartello non c’era?», chiedo a mio padre per verificare il nuovo particolare rivelato da Lucia.
S: «Sì, c’era un cartello vendesi. Lui però le ha spiegato com’era l’appartamento, chi ci viveva e chi è che voleva vendere.»
M: «E tu che hai fatto ma’?»
L: «Che ho fatto? Ho chiesto permesso e sono salita su da sola. In casa c’erano il marito e la moglie con un figlio giovane. Erano degli stranieri che lavoravano qui a Milano.»
S: «Erano egiziani, ma tutti laureati.»
L: «Fammi parlare – dice mia madre ridendo -. Allora, sono venuta su che volevo vedere la casa, no? Eh, ce steva pure ‘a mamma d’essa.»
Mia madre racconta che la signora anziana, appena Lucia ha messo piede in casa, l’ha accolta dicendo che non se ne sarebbero mai andati via da lì, intimandole di tornare da dove era venuta.
L: «Mica ho detto che dovete andare via! Siccome ho visto che c’è scritto vendesi, voglio solo vedere com’è questo appartamento. Magari nemmeno mi piace.»
E invece mia madre si è innamorata subito di questa casa. Al punto che, dopo aver visto l’appartamento, ha chiesto a un amico di famiglia, geometra, di accompagnarla per vedere i locali. Quando sono tornati tutti e due, la stessa signora ha ribadito che non se ne sarebbero mai andati via da lì.
M: «E tu, che le hai detto?»
L: «E che tenevo da rice? Ho risposto signora io non è che ho già fatto il patto che la voglio prendere, voglio solo vedere com’è fatta. Pensa che non mi ha fatto nemmeno entrare nelle stanze. Qua – parla della cucina – mi facese vedè appena appena, la camera non so neanche cos’aveva che non si poteva entrare.»
La signora anziana viveva nella stanza piccola, tutta disordinata; secondo mia madre la paura di questa donna era di perdere l’indipendenza della stanza in solitaria e tornare a dormire con i nipoti.
Siamo a tavola, un pranzo come tutti gli altri: si scherza, si ride e, durante il racconto, mio padre interrompe Lucia per commentare le notizie del telegiornale. Oggi sono due mesi esatti che sono rientrato a Milano. Quelle che dovevano essere delle semplici vacanze di Natale si stanno trasformando in altro: sto conoscendo i miei genitori in una “veste” insolita, non più come genitori ma come persone. Questo è forse l’unico aspetto positivo della malattia: che, se affrontata nel modo corretto, è una possibilità di crescita e di unione. Sebastiano, che in questo momento sembra tranquillo, in questi giorni è particolarmente agitato. Il 15 ha un nuovo ricovero, devono fare la biopsia del tumore al polmone e poi gli diranno se sarà necessaria l’operazione o se si potrà procedere con la chemioterapia o la radioterapia. A livello di esami non si sta facendo mancare proprio nulla: solo la scorsa settimana è rientrato per una gastroscopia. Invece Lucia, come si dice al suo paese, mangia e scorda; ma, ripetizioni a parte, è sempre la stessa, un sorriso per ogni occasione, la battuta pronta e la fissa dell’ordine.
L: «Pensa che la vecchia anche a Vincenzo (l’amico geometra) continuava a dire “noi non andiamo via”. Però dopo se n’è andata, a fa ‘ngann. Erano marito, mugliera, nu figlio e la mamma di lei.»
S: «Erano cinque persone, aveva anche una figlia. Lei era professoressa assistente di matematica al Politecnico. Il padre invece insegnava informatica sempre al Politecnico in Piazza Leonardo da Vinci mentre il figlio piccolo era professore di matematica assistente alla Bocconi.»
M: «Ma dai! Quindi non volevano restare perché erano in difficoltà economiche, i soldi li avevano!»
S: «Cazzo se ce li avevano. Per questo appartamento pagavano 400mila lire di affitto compreso di spese. Poi sono andati ad abitare in Via Faruffini e, anche se avevano una casa più piccola di questa, pagavano più di un milione.»
L: «E la vecchia sempre che ripeteva “noi non andiamo via, noi restiamo qua”. Ma che, l’ho comprata? Voglio solo vedere com’è e basta. C’era Vincenzo che mi dava ragione. Sai, ho fatto tutto da sola. Prima sono venuta a vederla io e non sapevo neanche se poteva andare bene. Poi l’hanno vista il geometra e tuo zio; l’ultimo è stato tuo padre.»
M: «Davvero?»
S: «E come, no? Io l’ho vista dopo che avevamo già fatto il compromesso.»
L: «Tuo padre doveva solo pagare, quindi non era necessario venisse a vederla.»
Ridiamo.
S: «L’ho vista sulla carta. Ho chiamato tuo zio in ufficio e ho chiesto se poteva farmi stampare una planimetria. Lui l’aveva già preparata perché era andata a vederla con tua madre. Lei, sapendo l’orario in cui Luigi tornava a casa, si è fatta trovare in Via dei Transiti e gli ha detto “sai ho visto stamattina un appartamento che mi sembra carino” e sono venuti a vederlo tutti e due.»
L: «A me è piaciuta subito perché sai c’era anche la nonna Filomena.»
Poi si gira verso mio padre e chiede se io ero già nato e lui fa cenno di sì con la testa. Poi riprende: «Vedi, per colpa tua eravamo troppi nella vecchia casa e quando sono venuta qui mi sono detta chesta è bona. La nonna è andata a dormire nella cameretta, tutta contenta, voi là – dice indicando la mia camera -. Però non è che ho pensato solo a me: ho pensato a tutti. Quando è venuta mammanonna ha detto che le piaceva. Sai era anziana a stare da sola nella cameretta era contenta. Invece o che dormiva con voi o nella saletta era sempre un po’ sacrificata. Eh, ma tuo padre dice so io i sacrifici» e scoppia a ridere.
S: «Pensa che all’egiziano gli abbiamo dovuto dare una buonuscita perché se no non lasciava casa e con quella si è pagato la caparra per il nuovo appartamento. Abbiamo fatto le cambiali e poco alla volta l’abbiamo pagata.»
L: «Quindi, ve lo dico, se siamo tutti e tre qui dovete ringraziare me. Mò faciteme capì, quanto mi pagate?»
© Marco Annicchiarico
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Una replica a “Caregiver Whisper 37”
Come al solito, fantastico e sorprendente.
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