Mio padre Sebastiano è morto l'11 novembre 2016 per le conseguenze di un adenocarcinoma. A Lucia, mia madre, è stato diagnosticato nel 2014 il morbo di Alzheimer. Quando si è ammalato, mio padre ha iniziato a raccontarmi la sua vita mettendo, così, ordine anche tra le testimonianze confuse di mia madre. Lei ha disimparato cose elementari come vestirsi in modo corretto, lavarsi e mettere le cose in ordine. Io sono il suo caregiver. Come molti altri malati nelle sue condizioni, è spesso irascibile e aggressiva perché non ha più gli strumenti per decifrare cosa le succede intorno. In Caregiver Whisper racconto piccole storie di vita nella malattia, tra le mille difficoltà con cui mi sono dovuto misurare, il più delle volte da solo, e l'ironia che ci ha aiutato a non impazzire nei momenti più difficili. Questa rubrica è dedicata ai miei genitori, alle persone che mi sono state accanto in questo percorso e a chi si trova, come me, a guardare in faccia la realtà, cercando di elaborare un lutto che lutto ancora non è.
17 settembre 2019
Nei giorni scorsi, dal 13 al 15 settembre, sono stato a Treviso per partecipare all’Alzheimer Fest. Mi sarebbe piaciuto portare anche mia madre ma, vista la sua demenza severa e le precarie condizioni di mobilità, ho preferito evitare. So che si sarebbe divertita ma, dall’altra parte, si sarebbe anche stancata molto.
Quest’anno lo slogan del Festival è stato: “Di amore non sono vecchio”. È una frase detta da Gianni Zanotti in “È l’alzheimer bellezza“, un breve documentario che racconta di lui e della sua malattia. Infatti Gianni, proprio come mia madre, ha la sindrome di Alzheimer. Il suo incontro è avvenuto sotto la Tenda rossa dei CuraCari, quella che ho gestito insieme a Marta. Quando sono arrivati, Gianni e la moglie Claudia hanno iniziato a parlare e a raccontare la loro storia che, chi ha frequentato il festival negli anni scorsi, già conosce.
Gianni è consapevole di quello che gli sta capitando e cerca di combattere il Generale Alzheimer come può. Negli ultimi anni l’ha fatto scrivendo, mettendo su carta i suoi pensieri, le sue sensazioni. Scrivere è stata la sua terapia per rallentare l’avanzare della malattia, per combatterla. Di recente, però, la demenza è peggiorata al punto che non sempre è in grado di farlo. Spesso non riesce più a tenere in mano la penna, non percepisce più le distanze e scrivere affatica sia gli occhi sia le mani. Così hanno dovuto inventarsi un modo alternativo per continuare quella che era diventata la sua passione. Hanno provato con un registratore portatile ma, raccontava Gianni con i suoi tempi, è “freddo” e non gli riesce. Poi hanno incontrato Sabrina, una terapista che ha iniziato a fargli un po’ da segretaria. Lui racconta e lei trascrive tutto al computer.
“Con il passare del tempo l’Alzheimer avanza e la paura pure. Il tempo cancella molte cose, soprattutto per chi, come me, non ricorda e ha l’angoscia che il fuggire del tempo lo porti nel buio della demenza. Però se riesco a scrivere, a pensare, a strappare fogli e a ricominciare a scrivere di nuovo finché non trovo le parole giuste, vuol dire che io sto tenendo a bada il mio nemico. Non so chi vincerà, se lui o io.”
Gianni, durante l’incontro, ogni tanto inciampava nelle parole, le ripeteva, sembrava sceglierle con cautela. Ha iniziato a raccontare di suo padre morto sotto i bombardamenti della linea gotica, si è commosso e io mi sono girato da tutte le parti per cercare di non piangere. Claudia, che in questi anni da moglie è diventata badante, cameriera, infermiera, donna delle pulizie e autista, è affaticata dalla malattia di suo marito ma continua a sorridere. Lui le dice che è ancora bella morbida e tanto basta a cancellare tutta la fatica di una giornata trascorsa accanto a un malato di demenza.
Gianni e Claudia non si vergognano della malattia. E, a guardare i volti di chi ha partecipato a questo festival, viene da pensare che a vergognarsi dovrebbero essere le istituzioni che hanno abbandonato i malati e i loro curacari oltre a quei familiari, tanti, che dopo la diagnosi spariscono per non assumersi le proprie responsabilità.
Abbiamo riso quando Gianni ha spiegato che comunque c’è un vantaggio nell’avere l’Alzheimer: è che nessuno più pretende che tu faccia bene una certa attività. Quindi, nessuno gli dice più che è imbranato e non capisce: lui ha l’Alzheimer, è giustificato, e gli altri devono solo starsene zitti.
Alla fine dell’incontro, è saltata fuori una domanda: è corretto comunicare la diagnosi al malato? L’ha posta un marito che, quando la moglie si è ammalata, non le ha detto nulla e, adesso che lei non c’è più, vive di sensi di colpa. Soffriva anche solo a parlarne. I sensi di colpa, ho pensato, li avrebbe avuti in qualunque caso. Se avesse comunicato a sua moglie la diagnosi, infatti, avrebbe pensato che sarebbe stato meglio non dirle nulla, non farle vivere quell’angoscia di chi sa che il suo futuro è fatto di sottrazione e di una sofferenza che non si può evitare in alcun modo.
Così ieri, quando ho rivisto Lucia, mi sono chiesto cosa avrei fatto al posto di mio padre. Lei, tutta contenta, mi ha preso per mano e mi ha portato con lei in cucina. Lì c’era Cicchinello sul tavolo, che guardava entrambi. Mia madre sembrava felice di vedermi, come quando tornavo dalla Sicilia e stavo con loro per qualche settimana. Sembrava quasi sapere chi fossi. Io non le ho chiesto nulla perché, a un certo punto, il curacaro impara ad accontentarsi di quei momenti in cui tutto può essere.
Però, ho continuato a chiedermi: cosa avrei fatto al posto di mio padre? Lui, al momento della diagnosi, non ha detto nulla a Lucia della sindrome che li aveva colpiti. Ha cercato di proteggerla, senza sapere quello a cui sarebbero andati incontro. Ha pensato che mia madre avrebbe sofferto di più nel sapere quello che le sarebbe capitato. Avrebbe avuto paura, l’avrebbe rifiutato e si sarebbe disperata. Io non lo so se avrei fatto lo stesso, forse sì. Mi spiace solo non aver detto a quella persona che nessuno può dire qual è la cosa giusta e quale quella sbagliata. In questa sindrome si va solo a tentativi. L’unica cosa è non dimenticare mai che il malato, anche se perde i ricordi, le parole e le abilità di una volta, continua a provare sentimenti, sensazioni, paure ed emozioni. E noi che restiamo accanto, giorno dopo giorno, è su quello che dobbiamo concentrarci.
© Marco Annicchiarico
– – – – – – – – – – – – – – –
Ordine cronologico:
(caregiver 01) – 12 aprile 2015
(caregiver 58) – 19 giugno 2015
(caregiver 87) – 20 giugno 2015
(caregiver 30) – 20 dicembre 2015
(caregiver 92) – 24 dicembre 2015
(caregiver 12) – 26 dicembre 2015
(caregiver 77) – 28 dicembre 2015
(caregiver 24) – 29 dicembre 2015
(caregiver 20) – 30 dicembre 2015
(caregiver 25) – 31 dicembre 2015
(caregiver 16) – 05 gennaio 2016
(caregiver 02) – 19 gennaio 2016
(caregiver 09) – 02 febbraio 2016
(caregiver 69) – 03 febbraio 2016
(caregiver 37) – 12 febbraio 2016
(caregiver 45) – 02 marzo 2016
(caregiver 10) – 09 marzo 2016
(caregiver 04) – 13 marzo 2016
(caregiver 18) – 28 marzo 2016
(caregiver 28) – 01 aprile 2016
(caregiver 47) – 03 aprile 2016
(caregiver 59) – 13 maggio 2016
(caregiver 08) – 17 maggio 2016
(caregiver 76) – 18 maggio 2016
(caregiver 70) – 27 maggio 2016
(caregiver 94) – 13 giugno 2016
(caregiver 46) – 15 giugno 2016
(caregiver 80) – 18 giugno 2016
(caregiver 72) – 19 giugno 2016
(caregiver 13) – 20 giugno 2016
(caregiver 34) – 21 giugno 2016
(caregiver 38) – 15 luglio 2016
(caregiver 35) – 20 luglio 2016
(caregiver 67) – 16 agosto 2016
(caregiver 14) – 22 agosto 2016
(caregiver 44) – 24 agosto 2016
(caregiver 86) – 26 agosto 2016 (mattina)
(caregiver 93) – 26 agosto 2016 (pomeriggio)
(caregiver 51) – 06 settembre 2016
(caregiver 23) – 08 settembre 2016
(caregiver 83) – 11 settembre 2016
(caregiver 52) – 12 ottobre 2016
(caregiver 49) – 15 ottobre 2016
(caregiver 21) – 16 ottobre 2016
(caregiver 84) – 22 ottobre 2016
(caregiver 27) – 23 ottobre 2016
(caregiver 71) – 29 ottobre 2016
(caregiver 91) – 03 novembre 2016
(caregiver 07) – 04 novembre 2016
(caregiver 17) – 05 novembre 2016
(caregiver 75) – 06 novembre 2016
(caregiver 65) – 17 novembre 2016
(caregiver 22) – 12 gennaio 2017
(caregiver 33) – 21 gennaio 2017
(caregiver 32) – 24 marzo 2017
(caregiver 48) – 01 aprile 2017
(caregiver 41) – 11 giugno 2017
(caregiver 06) – 04 luglio 2017
(caregiver 03) – 14 agosto 2017
(caregiver 74) – 22 novembre 2017
(caregiver 05) – 11 dicembre 2017
(caregiver 95) – 22 dicembre 2017
(caregiver 29) – 15 gennaio 2018
(caregiver 11) – 30 gennaio 2018
(caregiver 42) – 25 febbraio 2018
(caregiver 15) – 03 marzo 2018
(caregiver 19) – 15 marzo 2018
(caregiver 62) – 28 marzo 2018
(caregiver 64) – 06 aprile 2018
(caregiver 88) – 13 aprile 2018
(caregiver 40) – 18 aprile 2018
(caregiver 26) – 19 maggio 2018
(caregiver 31) – 21 giugno 2018 – Lettera aperta al Ministro Salvini
(caregiver 89) – 06 giugno 2018
(caregiver 36) – 11 luglio 2018
(caregiver 97) – 24 luglio 2018
(caregiver 39) – 11 settembre 2018
(caregiver 43) – 12 ottobre 2018
(caregiver 50) – 26 novembre 2018
(caregiver 55) – 03 gennaio 2019
(caregiver 54) – 07 gennaio 2019
(caregiver 53) – 09 gennaio 2019 – Il punto della situazione
(caregiver 56) – 21 gennaio 2019
(caregiver 57) – 03 febbraio 2019
(caregiver 60) – 17 febbraio 2019
(caregiver 61) – 27 febbraio 2019
(caregiver 63) – 01 marzo 2019
(caregiver 66) – 31 marzo 2019
(caregiver 68) – 18 aprile 2019
(caregiver 73) – 23 maggio 2019
(caregiver 78) – 02 giugno 2019
(caregiver 79) – 30 giugno 2019
(caregiver 81) – 09 luglio 2019
(caregiver 90) – 16 agosto 2019
(caregiver 82) – 17 settembre 2019
(caregiver 99) – 23 settembre 2019
(caregiver 85) – 29 settembre 2019
(caregiver 96) – 5 gennaio 2020
(caregiver 98) – 26 gennaio 2020
(caregiver 100) – 09 febbraio 2020
(caregiver 101) – 23 febbraio 2020
– – – – – – – – – – – – – – –
Se volete leggere altre “storie di ordinario Alzheimer”, potete seguire i miei account social Instagram e Facebook.
Una replica a “Caregiver Whisper 82”
[…] Link: Caregiver Whisper 82 […]
"Mi piace""Mi piace"