
È Halloween e io mi domando come il Re possa venirci incontro per celebrare la giornata con un bello spavento. Ricordo il mio racconto preferito, quello del viaggio iperspaziale da compiere dormendo a meno che non si voglia passare coscienti un tempo simile all’eternità rinchiusi in una capsula di un metro e mezzo; oppure Il virus della strada va a Nord, dove il protagonista compra un quadro raffigurante un uomo in automobile e si accorge, sfrecciando lungo l’autostrada che lo riporta a casa, che nelle tempere il paesaggio cambia e si fa straordinariamente somigliante alla strada che si è lasciato alle spalle.
Tuttavia è quando ricordo che il protagonista del racconto che sto per presentare si chiama Todd, e il suo nome in tedesco – tedesco è l’altro protagonista del racconto, e questo è un dato essenziale – richiama la morte, capisco che dovrò lasciare da parte il soprannaturale e concentrarmi su una piccola gemma della letteratura kinghiana che fa sembrare l’orrore, l’altro orrore, un gioco divertente.
Un racconto lungo di King è, nella vocazione pantagruelica dello scrittore, l’equivalente di un romanzo, e tale è Un ragazzo sveglio, secondo dei quattro romanzi sul tema dell’anno astronomico contenuti in Stagioni diverse. È lui il reale racconto sull’estate, spodestato nell’immaginario collettivo dall’autunnale The body (più celebre con il nome Stand by me dell’omonimo film) che viene considerato il reale capolavoro della raccolta.
Prendo posizione, nel mio piccolo, e punto il dito su Un ragazzo sveglio, una delle più profonde meditazioni di Stephen King sui due temi che realmente gli sono cari: quello dell’infanzia e della crescita, e quello dell’incubo racchiuso dentro il sogno americano.
Il racconto si apre con Todd Bowden, ragazzo biondo di buona famiglia, lavoretti saltuari con il vicinato e ottimi voti a scuola e futuro nello sport o in tutto quello che vorrà, che bussa alla porta di casa di Arthur Denker (in tedesco, “pensatore”). E immediatamente mette al palo questo apparentemente fragile e burbero vecchietto: con il sorriso sulle labbra, gli assicura che non ha dubbi nell’averlo identificato come Kurt Dussander, ex criminale nazista in fuga riparato negli Stati Uniti sotto falso nome. Todd ha Un grande interesse: i campi di concentramento, la sperimentazione umana. Riesce a ritagliarsi del tempo per le sue ricerche e prova i primi impulsi sessuali (Todd ha tredici anni) immaginando corpi che subiscono torture. Dussander prova a sottrarsi ma non ha sufficienti argomentazioni, è nella morsa di questo ragazzo dal sorriso splendente che lo ricatta e arriva a regalargli, negli anni, un’uniforme giocattolo con cui farlo marciare per casa.
Ma dietro il gioco di Todd non c’è un istinto di vendetta verso le crudeltà passate del suo compagno di avventure. Dietro le sue richieste di racconti ci sono la curiosità, la fame, l’interesse morboso per tutto quello che riguarda le violenze dei campi di concentramento. La sua sete di conoscenza non prende posizioni, se non nella misura in cui, ricorda a Dussander, i suoi crimini sono punibili e lui non esiterebbe a denunciarlo in caso di disubbidienza.
Sono fieri, i genitori di Todd, quando il ragazzo va a fare compagnia al vecchio signor “Denker”, che non ci vede bene e ha bisogno di qualcuno che legga per lui, mentre l’atmosfera a casa Dussander è quella del massacro psicologico, con il vecchio criminale obbligato a ripiombare nell’inferno dei campi di concentramento e i suoi colpi di coda per provare a trascinare Todd in un riformatorio se dovesse arrivare a denunciarlo. Le loro vite raggiungono un iniziale primo apice di intreccio quando Dussander lo coprirà a scuola per la deriva di brutti voti fingendosi suo nonno; ma sarà ancora nulla, paragonato a quando negli anni arriveranno a coprirsi per degli omicidi via via più compromettenti, quando ormai il vaso di Pandora si sarà scoperchiato per entrambi, quando il mite Denker torna a essere il Sanguinario di Patin e Todd, figlio dell’America benestante con il pallino dell’alta macelleria, si scoprirà non essere da meno.
Stephen King ha raramente raggiunto vette di orrore così sottili come quando ha dipinto negli occhi di un criminale nazista lo stupore di fronte all’efferatezza di un ragazzino dell’America benestante che desidera metterlo sul vetrino dell’entomologo. E raramente il lettore si è sentito turbato come quando si è trovato, almeno inizialmente, a solidarizzare con un nazista, soffrire con lui del ritorno dei ricordi e della vergogna di dover indossare un’uniforme giocattolo sotto le angherie di un ragazzino demonico e viziato.
Delle due anime nere, resta certo Todd la più inquietante, perché contiene un retropaesaggio conosciuto e impone – ci impone – di domandarci se possiamo essere al sicuro, davvero al sicuro, dall’essere come lui.
«Io mi domando, credi che le atrocità alle quali ha preso parte Dussander possano costituire una base di attrazione tra i due? Un’idea molto triste, continuo a ripetermi. Le cose che sono successe in quei campi hanno ancora il potere di far fare le capriole allo stomaco. Anch’io mi sento così, anche se l’unico parente stretto che era stato in campo di concentramento è stato mio nonno ed è morto quando io avevo tre anni. Ma forse tutti proviamo un certo fascino macabro nella nostra mente per ciò che hanno fatto quei tedeschi – qualche cosa che apre le catacombe dell’immaginazione. Forse una parte delle nostre paure e dei nostri orrori deriva proprio dalla conoscenza segreta che nelle giuste – o sbagliate – circostanze anche noi saremmo stati in grado di costruire gli stessi posti con le nostre mani. Scoperta spiacevole. Forse sappiamo che nelle circostanze giuste ciò che si agita nelle catacombe sarebbe felicissimo di salire a galla. E come credi che sia tutto questo? Come tanti Führer pazzi dalle coppiglie e dai baffi stile spazzola per scarpe, salutando alla nazista dappertutto? Come diavoli rossi, o demoni, o come il drago che svolazza con le ali puzzolenti da rettile? […] Io credo che molti di loro assomiglierebbero a tanti ragionieri. Piccoli uomini con diagrammi e schemi volanti e calcolatori elettronici, tutti pronti a massimalizzare il tasso di assassinio cosicché la prossima volta saranno in grado di ammazzare 20 o 30 milioni di persone, invece di 6 soltanto. E qualcuno di loro potrebbe assomigliare a Todd Bowden.»
© Giovanna Amato