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I libri che abbiamo preferito nel 2014 (non è una classifica)

Quella che segue non è una classifica, è soltanto la scelta di alcuni dei redattori che, fra critica e sentimento, hanno indicato nella maniera più sintetica possibile i 5 libri dai quali sono stati conquistati nel 2014. Quella che segue conterrà libri letti nel 2014 ma non necessariamente usciti nell’anno solare. Di alcuni di questi abbiamo parlato sul blog, di altri lo faremo. Quella che segue è una non – classifica molto varia, che non tiene conto delle vendite ma di un po’ di bellezza. Tutto questo per augurarvi Buon anno e per ringraziarvi di averci letto. Vi aspettiamo tutti i giorni anche nel 2015 (gm)

parigi - foto gm
parigi – foto gm

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Giovanna Amato

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, C. E. Gadda, ed. Garzanti 2000 – Fosse anche solo la pagina sugli alluci. La pagina sugli alluci, diamine. Fa miracolo a sé.

Ovunque, proteggici, E. Ruotolo, Nottetempo 2014 – “La narrazione, al giorno d’oggi, quanto mordente ha perso, non ci sono più quei libri che ti fanno saltare sulla sedia a ogni pagina, non trovi cara?”, “No.”

Novantatré, V. Hugo, ed. Mondadori 1993, trad. F. Saba Sardi – Nella terna di capolavori di quel capolavoro di uomo che era Victor Hugo.

Almanacco del giorno prima, C. Valerio, Einaudi 2014 – Di Elena Invitti ci si innamora, punto. Tanto per complicarmi le cose, obbedisco in pieno. E con orgoglio: lei è più vera del vero.

Solaris, S. Lem, ed. Sellerio 2014, trad. V. Verdiani – (se del perché non sono venuti a capo a bordo, non vedo come potrei farlo io qui.)

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Marco Annicchiarico

La famiglia Karnowski – Israel Joshua Singer, Adelphi, 2013 Trad. Anna Linda Callow

“Non abbiamo più motivo di essere in collera, papà, -disse con un sorriso amaro- adesso siamo tutti ebrei allo stesso modo.”

Il Budda, Geoff e io. Una storia moderna-  Edward Canfor-Dumas, Esperia, 2011,  Trad. Adriana Trozzi

“Hai mai sentito parlare della parola cinese per indicare una crisi? Si scrive con due ideogrammi. Uno significa pericolo e l’altro opportunità. Quindi la situazione può andare in entrambe le direzioni.”

Retromania. Musica, cultura pop e la nostra ossessione per il passato – Simon Reynolds ,  Isbn Edizioni, 2011, Trad. Michele Piumini

“E se il pericolo più serio per il futuro della nostra cultura musicale fosse… il passato?”

Avremo cura  – Gianni Montieri, Zona, 2014

“già da piccoli aspettavamo / che capitasse qualcosa / che mai capitava.”

Stati di grazia – Davide Orecchio,  Il Saggiatore, 2014

“Avvertito calore sotto la pelle dov’è la cinta di corpo che separa gli organi dalla vita stessa, da me, dall’aria, dall’alito, dalle cose che si mostrano e vedono.”

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Alessandra Trevisan

Sandro Penna, Autobiografia al magnetofono (Edizioni San Marco dei Giustiniani in Genova, 2006), a cura di Elio Pecora: dopo aver a lungo amato i versi di Penna, ecco la sua storia, dettata da lui stesso al magnetofono verso la metà degli anni Settanta. Un passo dentro la vita, due dentro la poesia.
Alfred Brendel, Abbecedario di un pianista (Adelphi, 2014) – trad. di  C. Parvopassu: un consiglio musicale per ogni lettera dell’alfabeto, un piccolo manuale che intreccia l’esperienza della musica a quella del quotidiano, ellittica quanto la prima.
Elsa MoranteIl mondo salvato dai ragazzini (Einaudi, 1968): difficile non tenere Pasolini sotto a questa raccolta, mentre la si legge. Acutezza e gioia e libertà per tutti i tempi.
Dario Villa e Nathalie Du Pasquier, Sotto Zero (Corraini, 1996): poesia e pittura; dove la parola dice e l’immagine fa vedere, diventando così naturale riverbero.
Sandra Petrignani, Marguerite (Neri Pozza, 2014): Duras donna, madre, scrittrice, figlia, del suo tempo e del nostro. Le sue contraddizioni, la sua forza, il suo non pudore, i suoi personaggi, tutto ciò che ci ha lasciato.
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Cristiano Poletti

Mark Strand, Quasi invisibile, 2014, traduzione di Damiano Abeni

Si arriva a pagina 19 e si trovano in successione quattro perle. Basterebbe questo, ma poi c’è altro, molto altro: la “tentazione della prosa”, un mare di poesia, l’io che immagina, diffuso e nascosto dappertutto.

Hermann Melville, Moby Dick, Adelphi, 2007, traduzione di Cesare Pavese

Non averlo letto prima è stato un errore, enorme. Fortunatamente rimediato. Radici d’America, il giudizio, l’Antico Testamento, l’attesa. La grandezza qui è ovunque.

Franco Buffoni, Jucci, Mondadori, 2014

Trovare (o ritrovare) compattezza tra narratività affidata alla poesia, forza lirica senza sentimentalismo, e canto inciso tanto delicatamente in queste pagine: un vero piacere.

Yves Bonnefoy, L’ora presente, Mondadori, 2013, traduzione di Fabio Scotto

Tutto un amore così radicato nella lingua, nell’essere, scavati entrambi nell’esperienza. Tenacia e magistrale lezione di fiducia (forse fede) nella poesia.

John Ashbery, Notes from the Air, Ecco paperback, 2008

Polisemia, ironia sottile, profondità. Dal nodo mente-mondo, un autore in grado di aprire moltitudini e grandezze, con apparente semplicità.

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Francesco Filia

Talvolta danno l’impressione di dibattersi,  di tentare di tornare alla superficie; poi sono travolti da un’onda di erba o di foglie, ripiombano in seno al magma vegetale, lasciando apparire i microprocessori, le batterie, le memory card.

Michel HouellebecqLa carta e il territorio – Bompiani, 2010, trad. Fabrizio Ascari

Sono nato qui e non ho mai voluto andarmene per davvero. Ricordo gli occhi di papà morto che mi guardavano. Erano molto secchi e mi portarono via qualcosa.

Breece D’J PancakeTrilobiti –ISBN edizioni, 2010, Trad. Ivan Tassi

A uno dissi che no, non andavo a pescare, andavo ad appendermi a un gancio nel cielo e a dondolarmi fin sull’altra sponda del fiume. A un altro dissi che no, non andavo a pescare, la contea aveva messo una taglia sulle merde volanti e volevo cercarne di agganciarne qualcuna, nel caso pulissero i cessi mentre passava il treno. A un altro dissi…

Be’, lasciamo perdere. Non fa più differenza quanto avessero senso le mie risposte.

Colpo di spugna, Jim Thompson – Einaudi, 2014, trad. di Anna Martini (titolo originale Pop. 1280, I ed. 1964)

pare la felicità / questa cosa che viene lentamente / insieme a un tizio in bicicletta rossa / al fiume appena scuro, all’umidità.

Gianni Montieri, Avremo cura – Zona, 2014

La linea si spezza, è naturale si spezzi./ Prendi ad esempio la Karl-Marx-Allee:/ la memoria geometrica, la storia è/ compatta, compatto l’asfalto.

 Luciano Mazziotta, Previsioni e lapsus, Zona 2014

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Anna Maria Curci

Leonhard FrankL’uomo è buono. Traduzione e cura di Paola Del Zoppo,  Del Vecchio Editore, 2014

 Libro potentissimo, chiaro e profondo, che attraversa il dolore, non lo ignora, lo raccoglie e chiama, con la voce di chi ha conosciuto lo strazio e la perdita, di chi ha smascherato la menzogna delle parole di propaganda, a una rivoluzione che ripudia le armi e invita a pensare, sempre: «Solo chi pensa può portare le pace».

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Antonella Cilento, Lisario o il piacere infinito delle donne, Mondadori 2014

Rigorosa ricostruzione storica della Napoli seicentesca (e non solo), arguzia nella pluralità di forme narrative, stili, lingue e linguaggi, acutissima analisi della psicologia dei personaggi principali, critica spietata e controcanto mordace e divertito con i “Santi Teatini”: metodo e creatività sono qui affiancati per il piacere e il profitto (infiniti) della lettura.

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Goliarda Sapienza, Ancestrale, La Vita Felice 2013

Tornare a leggere, con un percorso a ritroso dopo L’arte della gioia, la scrittura di Goliarda Sapienza, è incontro con la poesia, vera nella storia, arma di difesa e sensibilissima intercettatrice,  accecante e rivelatrice quando sceglie di essere lapidaria, con richiami nitidi a tutti i sensi, sempre, sia quando percorre con coraggio e strazio le macerie, sia quando disegna il futuro partendo dal passato fissato in una foto antica, sia, infine quando si distende, sconfinando per passione,  verso la narrativa.

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Patrizia RinaldiRosso caldo, edizioni e/o, 2014

Con Blanca e la sua percezione ‘altra’, superiore e dolorosa, tornano il commissario Martusciello e la sua saggezza mal conciata dalla vita, l’ispettore Liguori,  che pratica l’arte dell’investigazione come i nobili avi coltivavano l’otium, ma che qui vacilla tra crisi latente e palese,  l’agente scelto Carità con le sue teorie irresistibili, tornano splendori e miserie di Napoli e Pozzuoli, veri personaggi di primo piano.  Misteri e delitti corrono affiancati e paralleli, le mura di palazzi storici gemono, uditi solo da chi è in grado di sentirli, con un talento nato, forse, proprio dall’esclusione.  L’amore, «lasciato lì con le zampe che si muovono ancora», reclama la sua parte sin dai versi di Raboni in epigrafe.

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Giovanni Ricciardi, Il dono delle lacrime, Fazi 2014

Stavolta non è solo Roma, salda e attiva presenza, a essere personaggio di pari rilievo accanto al commissario Ponzetti e all’ispettore Iannotta: i giorni del febbraio 2013 immediatamente successivi alle dimissioni di Benedetto XVI, dunque un momento storico unico, diventano attore con il loro manto di sospensione e attesa steso sulla vicenda, l’indagine silenziosa, quasi in punta di piedi,  sulla morte di un sacerdote. La scrittura di Ricciardi si asciuga e diventa oltremodo efficace nel rendere l’umanità tra pietas e sopraffazione. La voce dell’amore paterno si alza qui insieme alla voce della poesia: tre dei quattro capitoli si aprono con versi di Pedro Salinas da La voz a ti debida.

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Jacopo Ninni

D. Orecchio, Stati di Grazia, Il saggiatore, 2014. Le parole fanno le storie e le storie fanno la storia.

R. Bolaño, Anversa, Sellerio, 2007 (traduzione di A. Morino): Perdersi tra geografie e linguaggio

A Ernaux, Il posto, Orma editore, 2014 (traduzione di L. Flabbi) : L’essenzialità della memoria, nonostante Proust.

J. Ramonda, Una lunghissima rincorsa. Bel ami editore, 2014: nasce prima la prosa o la poesia?

Giuseppe Dessì, Il disertore, Mondadori, 2013 (ultima ed.): la condivisione delle scelte.

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Gianni Montieri

Davide Orecchio: Stati di grazia, Il Saggiatore, 2014.
Più storie in una sola storia, rigore biografico e invenzione, lingua che ogni volta si reinventa. Romanzo che lascia il lettore in preda alla meraviglia.

Felicitas Hoppe: Johanna, Del Vecchio, 2014 (traduzione di Anna Maria Curci).
Togliete il soggetto, mischiatelo, prima, seconda o terza persona, passato e presente in una frase sola. Una frase lunga un libro intero, la Storia non la si può cambiare ma la si può diversamente raccontare.

Riccardo Falcinelli: Critica portatile al visual design, Einaudi, 2014.
Un libro che insegna moltissimo e che, soprattutto, aiuta a ragionare e ad applicare ciò che non si conosce a ciò che si sa.

Bernard Malamud: L’uomo di Kiev, Minimum fax, 2014 (traduzione di Ida Omboni)
Capolavoro assoluto di Malamud, un libro che rivela molto della condizione umana e che è lezione ripetuta di scrittura.

Mark Strand: Quasi invisibile, Mondadori, 2014, (traduzione di Damiano Abeni)
Strand ci ha lasciato poche settimane fa, questo libro di prose brevi, in continua oscillazione tra sogno e realtà, tra visibile e invisibile, è un piccolo gioiello, una meraviglia che ci aiuterà a non dimenticarlo.

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Luciano Mazziotta

John Ashbery, Un mondo che non può essere migliore, Sossella 2008. (trad. di Damiano Abeni)

Scrittura argomentativa e scrittura filosofica. Le pagine si susseguono con apparente logica, con piglio dimostrativo. Come diceva Madame De Stael: “Dovrebbero a mio avviso gl’italiani tradurre diligentemente assai delle recenti poesie inglesi e tedesche; onde mostrare qualche novità a’ loro cittadini.”. Un lettore italiano che legge Ashbery capisce che non ha più senso marcare la linea tra poesia lirica e poesia di ricerca.

Tommaso Di Dio, Tua e di tutti, LietoColle 2014.

Un libro che ho seguito nel suo sviluppo, nel suo espandersi e nel suo farsi libro. Poi l’ho letto ne ho scritto. E infine ho imparato a memoria i versi: “la faccia che t’incontra bianca/ ricapitola e conclude/ la ricerca dell’esperienza.”

Mariella Mehr, Ognuno incatenato alla sua ora, Einaudi 2014. (Trad. di Anna Ruchat)

Frammenti urlati. E parole sospese come le esperienze che dicono.

Fabio Orecchini, Dismissione, Sossella 2014.

Fabio Orecchini, a mio parere, è uno dei pochi poeti italiani che riesce a relazionarsi coi paesaggi testuali in modo tale che questi risultino significanti. Le parole si frammentano. Molte pagine vuote con scritto: “voltare pagina”. Il trauma – civile – dell’amianto. Così difficile da dire. Così riuscito com’è detto.

Charles Simic, Hotel Insomnia, Adelphi 2002 (trad. di Andrea Molesini)

È come se Simic ci dicesse che in ogni cosa si annida il male. La meraviglia di un poeta che analizzando situazioni più che quotidiane le sfuma in un’aurea fiabesca facendone emergere le contraddizioni e gli aspetti sinistri che incombono.

5 risposte a “I libri che abbiamo preferito nel 2014 (non è una classifica)”

  1. L’ha ribloggato su Unterwegse ha commentato:

    Anna Maria Curci

    Leonhard Frank, L’uomo è buono. Traduzione e cura di Paola Del Zoppo, Del Vecchio Editore, 2014

    Libro potentissimo, chiaro e profondo, che attraversa il dolore, non lo ignora, lo raccoglie e chiama, con la voce di chi ha conosciuto lo strazio e la perdita, di chi ha smascherato la menzogna delle parole di propaganda, a una rivoluzione che ripudia le armi e invita a pensare, sempre: «Solo chi pensa può portare le pace».

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    Antonella Cilento, Lisario o il piacere infinito delle donne, Mondadori 2014

    Rigorosa ricostruzione storica della Napoli seicentesca (e non solo), arguzia nella pluralità di forme narrative, stili, lingue e linguaggi, acutissima analisi della psicologia dei personaggi principali, critica spietata e controcanto mordace e divertito con i “Santi Teatini”: metodo e creatività sono qui affiancati per il piacere e il profitto (infiniti) della lettura.

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    Goliarda Sapienza, Ancestrale, La Vita Felice 2013

    Tornare a leggere, con un percorso a ritroso dopo L’arte della gioia, la scrittura di Goliarda Sapienza, è incontro con la poesia, vera nella storia, arma di difesa e sensibilissima intercettatrice, accecante e rivelatrice quando sceglie di essere lapidaria, con richiami nitidi a tutti i sensi, sempre, sia quando percorre con coraggio e strazio le macerie, sia quando disegna il futuro partendo dal passato fissato in una foto antica, sia, infine quando si distende, sconfinando per passione, verso la narrativa.

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    Patrizia Rinaldi, Rosso caldo, edizioni e/o, 2014

    Con Blanca e la sua percezione ‘altra’, superiore e dolorosa, tornano il commissario Martusciello e la sua saggezza mal conciata dalla vita, l’ispettore Liguori, che pratica l’arte dell’investigazione come i nobili avi coltivavano l’otium, ma che qui vacilla tra crisi latente e palese, l’agente scelto Carità con le sue teorie irresistibili, tornano splendori e miserie di Napoli e Pozzuoli, veri personaggi di primo piano. Misteri e delitti corrono affiancati e paralleli, le mura di palazzi storici gemono, uditi solo da chi è in grado di sentirli, con un talento nato, forse, proprio dall’esclusione. L’amore, «lasciato lì con le zampe che si muovono ancora», reclama la sua parte sin dai versi di Raboni in epigrafe.

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    Giovanni Ricciardi, Il dono delle lacrime, Fazi 2014

    Stavolta non è solo Roma, salda e attiva presenza, a essere personaggio di pari rilievo accanto al commissario Ponzetti e all’ispettore Iannotta: i giorni del febbraio 2013 immediatamente successivi alle dimissioni di Benedetto XVI, dunque un momento storico unico, diventano attore con il loro manto di sospensione e attesa steso sulla vicenda, l’indagine silenziosa, quasi in punta di piedi, sulla morte di un sacerdote. La scrittura di Ricciardi si asciuga e diventa oltremodo efficace nel rendere l’umanità tra pietas e sopraffazione. La voce dell’amore paterno si alza qui insieme alla voce della poesia: tre dei quattro capitoli si aprono con versi di Pedro Salinas da La voz a ti debida.

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