Quel che resta
Autunno 2017
Nella baia 1953
la baia dove più folta
s’alza la maruga,
lì s’apre il mare degli dei
immenso,
con molti doni viene
a riscattar la figlia
l’antico sacerdote
che s’inchina
agli uomini dagli elmi
e gli schinieri,
il cielo di settembre è così
chiaro come l’acqua
in cui entra
e si confonde,
un fanciullo lo segue
passo per passo
fino alle grandi tende
degli eroi crudeli
poi il sole
c’illumina le spade,
i fichi assaporati
dopo la corsa
a filo d’erba,
assoluta
e gloriosa
nel dirupo
settembre 2017
Ai margini del bosco
a quale terra antica
mi riporti,
a quale ora
fuori dei millenni,
acceso ciclamino
d’un giorno
d’acqua?
tra l’edera perfetta
e tripartita
il muschio soffice
e soffuso,
ai margini del bosco
cresci e ti sveli,
questo bosco grande
che sconfina
nella selva immensa
del Remoto
un fanciullo cammina
tra l’erba molla,
intensa luce accende
rami e fosso,
lui vede il ciclamino,
un poco pende
sopra le acque verdi
dell’aprile
quando la mano scende
sul bel fiore
quasi gli sguscia il serpe
tra le dita,
la terra nutre il serpe,
fonda e nera
lo caccia nella buca
con lunga canna,
così non stronca fiore
non morde mano,
la selva luminosa
non fa scura
la selva è in una terra
separata,
non sai cosa la cinge
e la protegge,
vi splende il ciclamino
per l’eterno,
quel fanciullo per sempre
lì cammina
Maggio 2018
© Umberto Piersanti
L’ha ribloggato su Paolo Ottaviani's Weblog.
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