
L’orlo del vestito. Storie di bambine contro le chiacchiere cittadine di Silvia Salvagnini (MiMiSol, 2013) è un libro di versi e disegni da sfogliare, in cui la poesia e le opere in collage si frappongono in 18 pagine di bellezza. La tecnica di composizione è ‘intervallare’ e piuttosto regolare; mi servo di quest’aggettivo come lente d’ingrandimento per affrontare la lettura del testo dal momento che, oggi, Poetarum Silva lo propone per intero su Issuu.
Intervallare trovo sia aggettivo e verbo consono all’accesso di questo volume in un modo più ampio poiché esso incide sulla forma-sostanza in un senso ‘musicale’: riguarda sia i collage in cui figurano brandelli di spartiti di musica classica ritagliati, spezzettati, piegati a fisarmonica, integrati al tratteggio complessivo del disegno di alcuni vestiti, sia l’aspetto della metrica e delle figure di suono presenti in questa poesia. Salvagnini narra le storie delle bambine protagoniste in pochi versi; forte è l’utilizzo della rima, già abbondantemente presente ne I baci ai muri del 2006 (in cui forse c’era un legame più stretto tematico-fonico a certa poesia di Patrizia Valduga, ad esempio) ma anche in alcuni versi tratti dall’antologia Bastarde senza gloria: «siamo senza confini/ siamo musicoareopinti/ siamo così come ci capiamo/ anche con la testa sui cuscini». La rima è cifra dell’autrice, qui efficace proprio perché cantilenante e un po’ fiabesca (sicuramente anaforica); la ripetizione del distico in incipit, di pagina in pagina, attesta la presenza della rima:
le bambine brutte possono fare i respiri
chiudere gli occhi fare dei giri
Le bambine compiono tre azioni in più tempi. Il loro corpo e il loro gioco disegnano con le parole un forma circolare che rappresenta anche il loro esistere, il loro manifestarsi; il cerchio è tuttavia forma reiterata anche di seguito, a pag.8 :
sentire il corpo che è rotondo
e può roteare
fare la trottola
alzarsi più su delle scaletra le pieghe della gonna
sentire le gambe pizzicare
gli occhi fare dei giri/ girare.ascoltare.
I verbi che riguardano la dimensione visiva sono abbondanti ma ancora di più lo sono quelli che concernono la dimensione uditiva: Salvagnini oltre ad «ascoltare» usa «stonare» (pag. 10), «sussurrare» e «tirare urli» (pag. 12), «piangere» e «ridere» (pag. 14). Accanto a questi ultimi, sono numerose anche le riappropriazioni linguistiche che proseguono una ricerca autoriale già verificata altrove. Così come il gioco infantile del ‘fare dei giri’ – qualcosa di simile allo ruotare fino a ‘stordirsi’ -, ci porta su un altro piano di comprensione, del tutto spiazzante. L’utilizzo dell’anastrofe e della derivazione sono altre cifre di questa poesia; soprattutto quest’ultima è pregnante e concorda con una particolare attenzione nei confronti della lingua: Salvagnini propone verbi quali «alberare», il dialettale «ariare», «francobollare» (pag. 10), «libertare» (pag. 12) e «disimportare» (pag. 16). Anche la metrica è regolare; dal punto di vista del ritmo è interessante l’uso di novenari in chiusura di strofa sia a pag. 12 sia a pag. 14, a creare una pausa.
In questa poesia tutto si dice e tutto si fa. Tutto è visibile e udibile sul piano della parola mentre i collage rappresentano manichini senza testa, ‘modelli’ privati del contenuto del corpo, stranianti.
Le bambine che si ribellano alle chiacchiere cittadine lo fanno con tutto ciò che hanno a disposizione: la scomparsa del corpo e lo strumento-parola. Salvagnini, attraverso l’incrocio di linguaggi artistici diversi coniugati tra loro alla perfezione, concorrere alla restituzione di un significato: la sua è una ribellione di forma e sostanza assieme, che fa stile.
© Alessandra Trevisan
Silvia Salvagnini è nata a Venezia il 13/12/1982. Laureata in Lettere, era libraia, ora mamma ed insegnante di pianoforte. Si dedica alla poesia performativa; principali pubblicazioni sono: Laelefantevolante in Poesie dall’inizio del mondo, a cura di Nanni Balestrini, Premio Antonio Delfini 2009; I baci ai muri, Mimisol, 2006; Silenzio Cileno, Auteditori, 2004. noltre ha pubblicati nelle antologie 9 poeti esordienti (2003) e Il volo del calabrone (Ammutinati, 2008). Con le sue performance di lettura e musica ha partecipato, nel 2007, a “Roma poesia” (curatore Nanni Balestrini) e “RicercaBo” (curatori Renato Barilli e Nanni Balestrini). Nel 2008 ha vinto lo slam nazionale “Horus” di Roma ed è arrivata in finale al “Big Boat”, poetry slam internazionale organizzato da Absolute poetry (a cura di Lello Voce). Suoi testi figurano anche nell’antologia BASTARDE SENZA GLORIA, L’ANTOLOGIA PIù CONTUNDENTE DEL REAME! a cura di Francesca Genti (Sartoria Utopia, 2013).
Opera tutelata dal plagio su www.patamu.com con numero deposito 56544
3 risposte a “Silvia Salvagnini, L’orlo del vestito: una lettura”
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[…] Maier è tra le fotografe che Silvia Salvagnini ama; questa realtà è un’intuizione che, nel 2014, ha dato inizio ad un percorso nelle parole dell’autrice che oggi prosegue con tenacia. Propongo di considerare ora alcune parole-chiave da tenere a mente […]
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