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Enallumini la nocte di Lucia Drudi Demby

for James Gabriele, 1975

Un ragazzo dormiva e qualcosa di molto bello entrò dentro di lui. Questa cosa molto bella era la musica e il ragazzo cercò da dove venisse.
Il ragazzo trovò una porta socchiusa.
Questa porta non era in una casa, era in mezzo alla campagna, ed era semplice e bella e chiara e dorata, e stava ritta da sola senza mura di casa che la sostenessero, stava in piedi sotto la luna piena come una quinta.
Il ragazzo spinse la porta socchiusa ed entrò, a piedi scalzi, un po’ ansante, e dietro la porta c’era la musica, che era un grande armonium, e una donna molto bella stava suonando, e la musica era così forte e bella che il ragazzo cadde in ginocchio e si chiuse gli occhi, si chiuse gli orecchi, piangendo, e quando il ragazzo riaprì gli occhi e gli orecchi non c’era più nulla, nella campagna. Non c’era più nemmeno la porta, c’era solo la campagna, e il ragazzo corse in tutte le direzioni in cerca della porta, in cerca della donna, in cerca dell’armonium, che era la musica, ma non la ritrovava più.
Il ragazzo corse nella città ricca, nella città povera, in cerca del suo armonium.
Il ragazzo entrò in una grande sala, con tanti strumenti di musica, e anche un armonium, ma non era il suo armonium.
Il ragazzo entrò in una chiesa, e c’era un armonium, ma non era il suo armonium.
Il ragazzo entrò in una bottega, e c’era un armonium, e forse era il suo armonium.
«Quanto costa quest’armonium?»
«Settanta volte sette più di quanto pensi tu. Noi puoi comprarlo».
«Lavorerò settanta volte sette più di quanto posso. Lo comprerò».
La donna molto bella piangeva, nella casa sul mare.
«Non piangere» disse il ragazzo. «Lavorerò e comprerò l’armonium».
Il ragazzo lavorò e lavorò. Ma più lavorava e meno lo pagavano.
«Io lavoro per comprare l’armonium. Ma se non mangio non posso lavorare».
«Tu mangi per mangiare, tu mangi per mangiare».
«Io mangio per dormire, se non dormo non posso lavorare, se non lavoro non posso comprare l’armonium».
«Tu dormi per dormire, tu dormi per dormire».
«E allora io non dormo».
«E allora non hai più senno, non puoi mangiare».
«E allora io non mangio».
«E allora non hai più forza, non puoi lavorare».
«E allora io non lavoro».
«E allora non puoi comprare l’armonium».
«E allora io piango e grido e corro e cado e mi ferisco e muoio».
«E allora sei morto e l’armonium non c’è».
E il ragazzo fu morto e l’armonium non ci fu.
Il ragazzo dormì per dormire. Mangiò per mangiare. Lavorò per lavorare. Qualcosa di molto bello entrò dentro di lui.
Questa cosa molto bella era la musica.
Il ragazzo si guardò intorno e vide la porta socchiusa, che stava in piedi da sola, e dietro c’era la musica, un grande armonium.
Il ragazzo cercò di rapire l’armonium, ma l’armonium divenne pesante, così pesante che non si poteva nemmeno spostarlo di un miliardesimo di millimetro, e intorno era diventato tutto sottobosco.
Il bambino chiamò i bambini ladri, chiamò i bambini mangioni, chiamò i bambini del bordello, chiamò i bambini operai.
I bambini erano grappoli, i bambini trascinarono l’armonium e lo cavalcarono.
«Così lo sciupate, così l’uccidete, è l’armonium mio».
Il ragazzo battagliò con i bambini e i bambini lo uccisero.
Il ragazzo dormì e qualcosa di molto bello entrò dentro di lui.
Questa cosa molto bella era la musica, e il ragazzo seppe da dove veniva. Veniva da dentro di lui, e lui era il suo armonium, e c’erano rondini e maggiolini e farfalle e moscerini, fra le sue canne che suonavano, in mezzo alla campagna.

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in Il pozzo segreto. Cinquanta scrittrici italiane, a cura di M. R. Cutrufelli, R. Guacci, M. Rusconi, Firenze, Giunti, 1993


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