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Eugenia Giancaspro. Per una poesia fono-gestuale (di Roberta Sireno)

PHOTO CREDITS ANDREA GAMBACORTA, FESTIVAL LA PUNTA DELLA LINGUA 2018

Porsi «fuori da ogni categoria»:1 questo è l’intento principale nella poetica della giovane Eugenia Giancaspro, nata nel 1990 a Benevento e attualmente residente nel territorio campano. Oltre a far parte del collettivo CASPAR – Campania Slam Poetry, Eugenia Giancaspro ha studiato “Linguistica per la sordità e disturbi del linguaggio” all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Questo percorso formativo ha portato alcuni sviluppi importanti nella sua ricerca poetica e performativa: gli spettacoli di Poetry Slam vedono, infatti, una voce che tra le varie possibilità può usare liberamente la lingua dei segni come principale mezzo di espressione poetica. I testi di Giancaspro, attualmente pubblicati sul sito dell’autrice, si basano infatti su una «scrittura ad alta voce»2 che usufruisce della lingua dei sordi per esprimere una gestualità sonora. Si tratta, quindi, di una poetica ossimorica, che unisce il canale fonico-acustico proprio delle lingue verbali con il canale visivo della «lingua-mano»:3

Sento il richiamo delle membra di famiglia
o meglio di ciò che resta
ossa sublimate in cenere
è una tenaglia
in cui la carne viva
s’incaglia come un’alga
slancio d’animo arenato
getta l’ancora
sotto al porto
che ricordo
perché tanto è abisso
manco profondo /
è mare mio e tuo
che è mare nero
e lutto sporco
di benzina
e piombo
sul fondo
e da lì ti parlo
come un sordo
[…]

(da Tamburi di settembre, 2018)

È una poesia che sperimenta diverse tecniche, dal lavoro metrico-retorico sul testo alla vocalità inscritta nei versi fino all’esternalizzazione performativa di tipo visivo-sonora. I testi dell’autrice indagano, inoltre, il significato del corpo, considerandolo sia nel suo valore tematico di oggetto poetico ironico e provocatorio sia come soggetto ispiratore di modalità percettive e linguistiche inedite.

Hei.. non è vero che ti uso
uso essere ciò che sono e cambio
ad uopo / cambio l’uomo come cambio
l’olio ogni sei mesi così fan tutti così fan tutte
sono distrutta per non dire alla frutta
mi stanno strette le tue esigenze
come le mie tette negli abiti
ma tu adibiscimi a ciò che vuoi
io sono come trascinare un carro
pieno zeppo di buoi, ma sei sicuro
che ancora mi vuoi? no perché
mogli e buoi dei paesi tuoi
ma prenditene una nu poc credent
pe fa cuntent a gent
che se po’ nunn’esc nient
sta semp chill’ata nu poc fetient
nu poc a malament che nun s’allamient
pecché nun ten manc i dient
e poi si sa i pompini senza denti
all’inizio lasciano sgomenti ma dopo
sono tutti ben contenti si convertono
alla dentiera come i più ferventi credenti
di fronte all’acqua santiera…
e non lo dico io… lo sostiene Pereira.. //

(da Bambola gonfiabile, 2017)

Il linguaggio è un miscuglio di elementi ibridi, che spazia da espressioni tipiche del parlato all’uso del dialetto e di vocaboli di altre lingue come il francese e l’inglese. Il soggetto si decentra per perdersi in un magma verbale fluido, che deride ogni forma di definizione e categorizzazione per diventare alterità da difendere.

pensi che sia uno scherzo?
no! sono loro che pensano che lo scherzo siamo noi,
ma della natura
perché siamo
sbagli da correggere
voci da soccombere
nella bocca chiusa a forza
la lingua imbavagliata morsicata:
CENSURA!
E mentre loro coi camici immacolati
alzano il calice e brindano a Belzebù
al manicomio ci finisci tu…perché
siamo scomodi, come maglioni che punzecchiano perché
logori…
scrivo per inerzia, lenta come la crescita della mia verza
sono senza forza ma non lo senti lo strazio nella mia voce
strozzata e mozza?
[…]

(da Otto anni della mia vita, 2017)

La scelta di un itinerario poetico antinormativo ricorda quella di un’autrice importante del Novecento italiano: Patrizia Vicinelli, le cui poesie epicizzanti conoscono una vera e propria ibridazione delle strutture verbo-visive, oltre che sonore grazie anche alle sue capacità di performer di prima piazza negli anni Sessanta. Sono entrambe poetiche che vogliono continuamente mettere in discussione se stesse, scontrandosi in modo provocatorio contro i limiti storici e le convenzioni sociali perché «la vera poesia – scrive Patrizia Vicinelli in una lettera a Gianni Castagnoli nel 1978 – è tutto ciò che non si conforma a codesta morale, quella che per mantenere il suo ordine, sa costruire soltanto banche, caserme, prigioni, chiese, bordelli».4

Sono il sogno profondo di un uomo placido
per niente gracile a tratti gravido di un pallore
livido
che lentamente si tramuta in incubo più o meno scuro
come in fondo di un tubo nero
finché non ci si stabilisce nel finto vero
non ci si lascia vivere e fingere nel grigiore di infinite ore
non serve a niente tingere
il tempo mantiene il suo spessore
serve più tingere di nero la mia toga
per nascondere un corpo gonfio che non è
e non sarà mai più di moda
un corpo morto caduto addormentato […]

(da Otto anni della mia vita, 2017)

Vincitrice nel maggio 2018 del campionato regionale di Poetry Slam Abruzzo-Molise (circuito LIPS), risultata tra i primi cinque alle finali nazionali di Poetry Slam di Genova nel giugno 2018, e secondo classificata alla gara introdotta da Lello Voce al festival 2018 de La Punta della Lingua ad Ancona, Eugenia Giancaspro è una presenza performativa esordiente, che coniuga scrittura e capacità interpretative in grado di confrontarsi col reale, riflettere sul presente e mettersi in gioco con la parola e il corpo. Attualmente sta elaborando un progetto artistico per lo sviluppo di un vero e proprio Deaf Slam, in cui le persone sorde insieme a quelle udenti si esibiscono insieme attraverso la lingua dei segni creando un’esperienza poetica unica, che valorizza in modo originale la ricchezza delle differenze.

 © Roberta Sireno

 

  1. Da Bambola gonfiabile, 2017, di Eugenia Giancaspro: «sarò fuori da ogni categoria/non voglio essere/non voglio essere/non voglio essere/GIF di me stessa e finire al/Giffoni Film Festival/a guardare un corpo nudo/e dire ‘che toni plastici’/quando in sala i corpi attorno a me son tutti/flaccidi..», poesia pubblicata sul sito dell’autrice: https://bit.ly/2u0oT4t. 
  2. Da Riflessioni sui Poetry Slam e sulla dimensione vocale della poesia, 10 luglio 2017, di Rosaria Lo Russo, articolo pubblicato su https://bit.ly/2IWECGw.
  3. Da una poesia senza titolo di Chiara Di Monte, recitata in LIS durante la Giornata Mondiale dei Sordi, Roma, 22 settembre 2012, https://bit.ly/2KNg1sE.
  4. Da Non sempre ricordano. Poesia prosa performance, di Patrizia Vicinelli, a cura di C. Bello Minciacchi, Firenze.

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