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Jolanda Insana, Non è per vanto

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Non è per vanto

 

1
tu di là io di qua
dopo questa rifottitura senza rinfrescamento
a leggere in un orto di carte con desfortuna

lèvati e non fare il lumacone che sbava

2
dopo i quarantatré malanni
c’imbarchiamo senza gallette
su gusci spicchi per mari spacchi

restano a terra i ladri accarezzati
(leccarsi la minchia come i cani?

3
e chi porta la notizia a casa
dopo averci appicciato l’olio la lagna e la lantera?
non t’impalano e l’anima te la fanno uscire dal culo

4
continuo ad avere l’acqua dentro casa
e tu baci le mani a chi se le merita tagliate

5
con le ali cadute
la bella fottuta struscia e striscia
dentro quattro metri quadri
e sai che scroscio fa

6
ho il gusto guasto
e l miele pare fiele

7
piangi con l’occhio
(molto meglio non avere manco quello

8
girai l’erca e la merca
per raccontare  i quarantatré giorni
dell’infausto festino
e mi ritrovo con i fogli stracciati
e senza riscaldamento
la lingua però… non è per vanto…

9
ti ripari sotto le grondaie
e domandi perché hai freddo e tremi

10
a me invece l’ultima scaglia
s’è infilata sotto un’unghia

11
non mi storco e non m’incrino
quando strigliata e pulita
mi porti in giro di cazzo in palazzo
e resti a mani vuote e occhi pieni

12
sono dolce e divento amara?

13
troppa mercanzia e nessun mercato
qua per te non luce la fiera
ti conviene smontare la tenda
dal regno dell’immaginario

.

da Fendenti fonici (1979-1980), ora in Jolanda Insana, Tutte le poesie (1977-2006), Garzanti, pp. 148-150


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