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Una domenica inedita #28: Canio Mancuso, Poesie da “Il riciclo secondo lo spazzino”

Milius, The Parade of Lust

 

Il disegno stilizzato

Non lo sospettavamo noi che
disegnavamo uomini di stanghe
la testa un cerchio, gli occhi due
punti, la bocca una u un po’ più larga.
Lui gonfiava la stanga del tronco
inseriva un cuore di precisione
aggiungeva alle mani le unghie
i solchi invisibili dei polpastrelli.
Disegnava davvero o ci provava.
Noi altri gli alunni senza talento
lo invidiavamo, il terzultimo della
classe che con la matita scavava
la fossa alla nostra insipienza:
non era affetto come noi dalla
sindrome del disegno stilizzato.
Lo invidiavamo senza ragione
Non sapevamo che la sua libertà
era chiusa in quell’ora di disegni
forzati – la fantasia una forma
dell’obbedienza, lo sprofondo in
una miniera davanti ai rimproveri
del maestro. A casa il piccolo artista
che artista non sarebbe stato mai,
preso nella rete dell’incertezza
perché non sapeva a cosa obbedire
per disegnare un uomo
tracciava linee e cerchi come noi.

 

Paesaggio con casa

Il paese dagli tu un nome
il paese l’isola dove non
sai guardare una coppia di
cigni naturalmente monogami
gli altri animali anche loro pigri
intorno alla fine del giorno in
agguato e più in là la montagna.
È la tua casa solo ora che nessuno
diteggia il tuo nome sul citofono
chi non ti chiama lì dove ti aspetta
nessun abitante nessuno scrittore
anzi uno solo, che ha saputo
morire per tempo, sua sola
fortuna postuma indenne
il ricordo di quelli che non
lo conoscono, la memoria un
privilegio che non lo può offendere.

 

Il riciclo secondo lo spazzino 

I testi sono chiari:
nello stesso inventario
l’anima e il congegno
l’organismo e il meccanismo
che si arresta le labbra
e il boccaglio il mantice
e il soffio tra i denti –
gli oggetti in disuso
allineati in un addio allegro.
Sei tu che parti, loro si allontanano
dalla tua ombra che unisce le sagome:
confondi il sangue con l’olio
dell’ingranaggio il cuore fermo
sui minuti con l’orologio
l’odore delle calze e i piedi che le svuotano –
vizi di forma smessi con i vestiti
le inadempienze scordate nella ressa
degli strumenti alla fine del gioco
allineati per salutare un altro
con la stessa sciatteria delle persone
e con l’aria smarrita delle cose.

 

Tu, lo spettatore

Affondare gli occhi come dita
nella polpa dei volti di chi passa
e non guarda. È tutto ciò che sai: guardi
smorzi il battito sotto le coperte
perché la stanza non veda e il paesaggio
non sospetti che tu esisti e guardi.
Senti che il sangue non circola, le vene
si aggrovigliano eppure guardi ancora
nel poco d’aria che sfreghi con il corpo
guardi nella fessura, indovini il varco.
Il mondo si stringe nelle tue pupille:
la linea del pianerottolo confina
con lo strapiombo, tre vasi di fiori
finti (è questa l’Amazzonia?)
i pesci nuotano nell’ascensore –
il paesaggio pressato in una scatola –
il varco che si apre il battito
che si ferma, tu non gli credi:
riconosci il mondo che guarda
e muore prima di te.

 

Sintesi 

C’è più pensiero negli spasmi di
un tordo accoppato da un sasso
più filosofia nei sogni bagnati
di una vedova, più verità in una
partita doppia, più allusioni
in uno scontrino dimenticato
di tutte le proteste senza sangue
che scrivo per invidia dei miei morti
quando mi dici smetti di morire
per gioco: se anche non vuoi
lasciare segni abbracciami, nel
mio vuoto c’è posto, non so nel tuo.

 

© Canio Mancuso, Il riciclo secondo lo spazzino (silloge inedita)

 


Canio Mancuso (Melfi, 1971). Nel 2004 fonda il mensile umoristico “Za!”. Dal 2005 al 2006 è redattore del periodico “Sguardi”. Ha scritto o scrive per i periodici “Fermenti”, “Le reti di Dedalus” e “Christianitas”, e per i quotidiani “L’Attacco”, “Capitanata.it” e “Zeroventiquattro.it”. È citato nel volume Letteratura del Novecento in Puglia (Progedit, Bari 2009 e 2010), a cura di Ettore Catalano. Alcune sue poesie sono apparse su antologie e riviste, tra cui: “Fermenti”, “Gradiva”, “Poliscritture”, “Poetarum Silva”, sulla rivista spagnola “Ómnibus” e sulle francesi “Lichen”, “Poezibao” e “Paysages écrits”. Nel 2015, insieme a Raffaele Niro, cura l’antologia Sotto il più largo cielo del mondo. Trenta poeti dauni, numero speciale dei “Quaderni dell’Orsa” (Besa Editrice). Nel marzo 2016, ancora con Besa, pubblica la raccolta di poesie Fiammiferi, tradotta in francese e in inglese. Nel 2018 pubblica Il lato destro dell’armadio (Giuliano Ladolfi Editore).

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