“Il sabato tedesco”, rubrica da me curata per Poetarum Silva, prende il nome da un racconto di Vittorio Sereni e si propone di raccogliere riflessioni, conversazioni, traduzioni intorno a testi letterari. La puntata odierna è dedicata a una poesia di Hilde Domin, tratta dalla raccolta Il coltello che ricorda (Del Vecchio 2016), a proposito della quale scrissi, nell’anno della pubblicazione del volume, un contributo che è possibile leggere qui. (Anna Maria Curci)
SOLTANTO L’OSTINATO
Non rimpiazzare
il rosso del tulipano morente,
non rimpiazzarlo
quest’anno.
Do nomi al mio cordoglio,
ci sono sempre fiori nuovi,
altri.
Nessuno ha bisogno di essere solo,
quando i prati sono così pieni di fiori
e le strade piene di persone.
Questo sorriso, non quello?
Il sorriso ha qualcosa di simile,
rosa e bianco,
muscolo della tenerezza
sui volti.
Questa maniera di farsi male,
proprio questa,
di rivoltare la spina nel cuore?
Quando le rose sono così piene di spine
e le strade piene di persone.
Soltanto l’ostinato
ha bisogno di essere solo.
Trad. di Anna Maria Curci
NUR DER EIGENSINNIGE
Das Rot der sterbenden Tulpe
nicht zu ersetzen,
in diesem Jahre
nicht zu ersetzen.
Ich gebe meiner Trauer Namen,
es gibt immer neue Blumen,
andere.
Niemand braucht einsam sein,
wenn die Wiesen so voller Blumen
und die Straßen voll Menschen sind.
Dieses Lächeln, nicht jenes?
Lächeln hat etwas Ähnliches,
rosa und weiß,
Muskel der Zärtlichkeit
auf den Gesichtern.
Diese Art sich weh zu tun,
diese eine,
den Dorn im Herzen zu drehen?
Wo die Rosen so voller Dornen
und die Straßen voll Menschen sind.
Nur der Eigensinnige
braucht einsam sein.
Hilde Domin, Il coltello che ricorda, Del Vecchio 2016, pp. 222-223