Ὁ σωτήρ
Per Angela
non cancellare
il volto
che ha sofferto
perché ricordarlo
redime la mortalità
anche se pesto
nei coaguli
immobile
l’amore perfetto
porta alla croce
a piangere sul
proprio essere
servo
del dolore
che non può
consolare
ora
appartieni
alla lontananza
a ciò che la parola non osa
mentre l’ombra
irretisce questa vita
la poca che rimane
è un’eco
senza voce
sapremo stringere
quanto dovuto
nell’assurdità
delle braccia
solo per vederlo
agonizzare
nella polvere
che non ritorna
nel fango
che non concede
riposo
solo le lacrime
saranno amate
alla fine
non la terra
che pesa
sul tuo viso
non la novena
che corona
l’assenza
non lo stillare gloria
dal supplizio
della catena

queste tombe
si sono spalancate
per divorare
il sorriso rimasto
il nostro seme è
guasto
l’eternità
della vita
trattiene
l’eternità
mortale
che la carne
custodisce
nella vergogna
di implorare
misericordia
esecrare è
l’opera
che dà gemito
all’angoscia
nell’acedia
solo il sangue
lava il sangue
più santo
nella morte
preferire il dolore
all’orrore del niente
finché il vuoto
non ingoi
ogni cosa
e finalmente
sé stesso
la pietà
sarà umiliata
e l’attesa
nullificata
quando i morti
tracceranno la via
sarà sacro
silenzio
Carlo Ragliani (Monselice, 1992) vive a Candiana, studia presso l’ateneo ferrarese di giurisprudenza. Alcuni suoi testi sono stati pubblicati su antologie e webzine letterarie, tra cui “Inverso”, “Niedern Gasse”, “Poetarum Silva”, “Atelier” online, e tradotti in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti. Ha scritto per “Carteggi Letterari”. Scrive per “Intermezzo” e per “Poesia del nostro tempo”. È redattore in “Laboratori Poesia”. Altri suoi interventi critici appaiono su “Nazione Indiana”, pubblicato ne La radice dell’inchiostro (ArgoLibri, 2021), e sul numero centesimo di “Atelier” cartaceo. Ha pubblicato Lo stigma (Italic, 2019).