l’intreccio di seta nella catastrofe con
un solo gesto accordare alla fiamma,
ornare la terra d’incendio. questa la
forma del cielo, del bianco, di
superiore eleganza: la cenere
intessere all’eco del bosco, essere il
vuoto che ovunque risplende,
fiorire una cura struggente.
svanisci, dissolvi, disperdi:
la grazia è la vita dei morti.
*
giovane capelli rosa e sguardo appena
perso in un vuoto inconsolabile ma
fin troppo leggero – lui pretende prima
con dolcezza di colmarlo, diventa
un’ossessione – malato ecco ricopre
il vostro tempo di timori di regali insomma
quello che deve essere un amore ad
ogni costo. e il costo è la tua vita,
che recide tormentato – il costo è il
nome tuo che si macchia del tuo
sangue. stessa ora e penso, mentre
perdi la coscienza, stessa ora ed
entra dalla sera una falena. bianca
come il nome che per poco ti appartenne,
come quella cenere che scoppia
febbrilmente sulla luce dalle ali. l’insetto
adesso è salvo, la tua vita perduta – e
resta come un monito terribile,
incendiario: attento a chi non ama ma
pretende per distruggere, attento al
desiderio contrariato che ti annienta.
quel che era splendente adesso è
cenere, sia inteso – e la sua prigionia
nasconde il morbo e intenerisce – recidi
adesso il fiore se il suo nettare è
mortale, se non vorrai volare
in qualche casa silenzioso, con ali
troppo stanche per salvarsi dall’incanto
(certe bellezze restano soltanto per
bruciare – certe bellezze inebriano
solo per annientare).
I was born to smother you
with flowers
*
per quanto sia ingannevole
e forse affatto vera
quel giorno mi ha salvato
e adesso mi sorregge
lusinga sconveniente
d’eterna primavera
© Mario Famularo, da Prigionie dello splendore (raccolta inedita)