(Il signore del luogo)
Per molti era il signore della strada
mentre passava tutto a cuore e muscoli
attaccando bottone alle donne e
al mondo. Chi tra noi abbassava gli occhi
ne aveva paura e affrettava il passo
pensando ai pensieri belli che fanno
coraggio. Forse in lui pulsava un po’
l’essenza del luogo o la diceria
di storie da nulla quasi nascondesse
in sé la poesia della gente
che scompare. Ma viveva da vivo
come un respiro un desiderio d’aria
da tenere dentro gonfiando il petto
per resistere a lungo. Lo sapevano
uomo di bar e di boccette a due
e se la rideva sotto gli occhiali
da sole verdi che nessuno sa
il colore dello sguardo. Lo chiamano
ancora Buton e appartiene ai sogni
della notte così accade alle fate
e agli elfi dei bambini. Esiste e va
sotto il sole di qui magnificamente
e Dio lo conservi a lungo, che serve.
(L’Angelo del pane)
Lo pensavano giovane per sempre
l’Angelo del pane lui il suo sguardo
da uomo di dialetto senza tempo
ma era la mattina per noi tra il latte
in busta e le michette messe lì
sulla porta di casa a fare buono
il giorno. Così passava in silenzio
quasi fosse una nuvola alta o il vento
tra gli alberi. Avrebbe amato chiunque
giurano gli amici al bar e arrossiva
farfugliando un po’ che di amore ne
serve tanto da non bastare mai.
Spariva allora nelle case basse
di qui uguali tra loro e tra loro
diverse a seconda del cielo sopra
delle vite di chi ci vive. Dicono
sia andato via ma nessuno ci crede
che lo vedono in giro o la sua vecchia
Bianchi almeno ferma a qualche cancello
ben adagiata lì, come in attesa.
(Il cinema alle quattro)
Il cinema alle quattro la domenica
tra un western e la pioggia di novembre
fuori ad aspettare. C’erano tutti
a gara per la prima fila in legno
e l’idea di rallentare il mondo
almeno un po’. Qualcuno rideva
altri cercavano più in là la mano
della Katia e stringerla nel buio
così la felicità accade dicono.
Poi un silenzio buono intorno le mamme
in fondo col vestito in tinta il film
sempre a singhiozzo che fermava baci
e sogni. Giorni in bianco e nero giorni
senza tempo finiti chissà dove
in un oratorio di provincia o
nei bar lungo le strade coi papà
che fanno a parole sul Milan e sperano
nei figli che crescano bene. Cose
naturali come la leggerezza
dei prati qui mentre passi tra i viali
alberati e pensi che è bello vivere.
© Ivan Fedeli, da Cose di provincia – raccolta inedita
2 risposte a “Una domenica inedita #12: Ivan Fedeli, poesie da “Cose di provincia””
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un grande poeta l’amico da tempo lontano, un grande poeta davvero, lo penso e l’ho scritto tante volte. bravo
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