Marco Tufano, Granito e bauxite
Transeuropa 2020
Granito e bauxite, raccolta di Marco Tufano recentemente pubblicata da Transeuropa, parte con due felicissime epigrafi – Stormy Six e Maurizio Brusa – a mo’ di introduzione e prosegue con piglio deciso e convincente nel disegno, nella distillazione, così come nello smantellamento di vene sotterranee e veleni onnipresenti: in tal senso il titolo della raccolta è altamente significativo. Lo sguardo viene condotto sulla condizione di strazio, scarnificazione, devastazione che accomuna umani, cose e paesaggi.
L’esito è senz’altro riuscito quando la penna incide la carta con una scrittura che affianca, commisurandoli, urlo espressionista e rigore nell’indignazione, sia nella dimensione individuale, sia nella dimensione storica. In quel caso, come nei componimenti alle pagine 8, 10, 18, le metafore in particolare e le figure retoriche tutte in generale conferiscono alla scrittura chiarezza ed efficacia, senza permettere che questa scivoli nel banale. Altrove, invece, sembra che l’urlo prenda il sopravvento e allora la poesia assume il rischio della forzatura, dello sbilanciamento. Un rischio, mi pare, che viene assunto consapevolmente da Marco Tufano, che in Granito e bauxite mostra concretamente di conoscere il concetto di “responsabilità” della scrittura poetica.
© Anna Maria Curci
Fame e macerie sotto i mortai
come l’acciaio resiste la città
strade di Stalingrado, di sangue siete lastricate;
ride una donna di granito su mille barricate.
(Stormy Six, Stalingrado)
Queste rocce catrame non cambiano
mentre sul treno
sistemi un ricordo.
È questo che ti piace
per questo sopporti il silenzio
(Maurizio Brusa)
Cosa rimane sui basamenti delle nostre sagome
se ci lasciamo scolpire fin dentro agli organi interni,
alle convulsive linee linfatiche.
Facciamo che ci penetri la mano delle divinità
che sono per noi áncora al terriccio umido,
ai fanghi mobili dell’ incompletezza per un dono
di disequilibrio. Così mentre oscillo sulle mie
ginocchia di granito, mi creo ed esisto.
(p. 8)
Ho un solo grido di riserva sui dorsi
stretti altopiani dei nostri cuori malati
di dolore e di versi subacquei per noi
che eppure riaffioriamo aridi sulla linea,
senza gocce di sale sulle ferite di fuoco.
Si scuce la distanza, rimpianto e scure,
ma senza saliva non articolano più
le mie labbra linguaggi d’eterno.
(p.10)
Si scriveva con le dita in corsivo l’incognita
insopportabile per te, che leggevi nell’aria
i miei dolori e le insofferenze inconsistenti
ferme al centro del petto e poco più in là.
È terra di confine l’anima mia, trincea
disarmata, calco di tallone sulla sabbia.
(p. 18)
I tavoli macchiati dei caffè prendevano spazio,
non c’erano soluzioni ancora ai silenzi
la vita appesa ai led delle lampade soffiate
così forte da sentirne la fatica di chi
contiene dentro sé tutta la luce che posso.
Solo immagino oltre il cielo e più sopra
fino all’ancora e più in fondo,
fin quando regge il pensiero
appeso all’ultimo brandello:
quando i fogli ingialliscono al tempo
siamo scorie che scalano farmaci
e montagne di residuati bellici.
Una guerra rimane vicina
endoscopico quanto si possa
pensare sugli argini della tregua
che si è soli cadendo alla deriva.
(p. 42)
Quando cadono le guglie
devastate dagli incendi
tra le impalcature
degli sguardi attoniti
siamo
tutte le occasioni che abbiamo perso.
(p. 64)
Marco Tufano nasce a Napoli nel 1989, in adolescenza predilige gli studi classici, si iscrive dopo pochi anni al corso di laurea in Editoria e Pubblicistica. Consegue la laurea nel 2016 con una tesi di ricerca sul giornalismo letterario e la letteratura giornalistica nel binomio Pessoa-Tabucchi. Nel giugno 2017 pubblica la sua silloge d’esordio Principio Verticale per 96, rue de-La-Fontaine Edizioni (Grosseto).
Suoi testi sono apparsi sul blog Bibbia d’Asfalto e su InVerso-Giornale di Poesia; note critiche alle sue pubblicazioni a cura di Mario Famularo per LaboratoriPoesia. Lavora come impiegato nel terziario a Bologna.
2 risposte a “Marco Tufano, Granito e bauxite”
Grazie, davvero tutto molto interessante, compresa l’epigrafe di Maurizio Brusa, un poeta che dovrò prima o poi risolvermi a cercare e studiare come merita.
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Tufano si mostra una voce molto interessante, perciò concordo. Come pure concordo per la “risoluzione” a cercare e conoscere la poesia di Maurizio Brusa (le ultime due raccolte, Geometria del silenzio e La vita scalza, si trovano con una certa facilità ancora; il discorso è diverso per le prime pubblicazioni, tutte in rivista [qualcosa si può leggere qui su Poetarum Silva]).
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