
Tutto ciò che ti dono
Tutto ciò che ti dono
non t’interessa.
Guardi le grandi siepi
gialle,
e il ponticello senz’acqua
o la grottesca ira del pungitopo,
e pensi a un cielo più alto,
non quello su cui corrono
pattinando i miei occhi,
o le gare fra case e erba, e i gialli
e rossi dei suoi fiori.
Un contadino catafratto spruzza
d’azzurro le sue viti:
se ne tinge il vento
capelli e dita per gioco.
E non è bello? E dunque? Non viviamo
assieme da tanti anni,
e non posso sapere
cos’è che ti rattrista,
che respingi ogni cosa:
se è l’orgoglio e i belletti del piacere
o se il dispetto di non essere eterno.
Una replica a “I poeti della domenica #373: Vittorio Bodini, Tutto ciò che ti dono”
Tutto ciò che ti dono non suscita in te alcun interesse e il tuo interesse plana con lo sguardo più lontano, oltre lo sguardo indaga oltre la siepe e verso l’orizzonte.
Assenza di reciprocità, incongruente e diacronica attitudine, tentativo flesso di conversione e fratto riconoscimento del distacco. La lirica tenta di raccordare le fila della non cura, della disaffezione,del rivolgere altrove, su un altrove più ampio, lo sguardo. Quali siano le più profonde ragioni sembra rimanere non del tutto sondato, compreso ed esemplificato dallo stesso autore. Volutamente, in forma pseudo-criptica. la parvenza di una bellezza effimera, la consapevolezza della caducità, del non essere qui e ora per sempre.
Non il contingente, il prossimo, il prato che gareggia con le case o le fioriture delle piante, tutto ciò sembra ristagnare al di sotto di una soglia minima oltre la quale lo sguardo vuole inerpicarsi più alto e assoluto.
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