Due bambini, nella pace del cortile, giocavano a inventare una lingua speciale per poter parlare tra loro senza far capire nulla agli altri.
…– Brif, braf, – disse il primo.
…– Braf, brof, – rispose il secondo. E scoppiarono a ridere.
Su un balcone del primo piano c’era un vecchio buon signore a leggere il giornale, e affacciata alla finestra dirimpetto c’era una vecchia signora né buona né cattiva.
…– Come sono sciocchi quei bambini, – disse la signora.
Ma il buon signore non era d’accordo:
…– Io non trovo.
…– Non mi dirà che ha capito quello che hanno detto.
…– E invece ho capito tutto. Il primo ha detto: che bella giornata. Il secondo ha risposto: domani sarà ancora più bello.
…La signora arricciò il naso ma stette zitta, perché i bambini avevano ricominciato a parlare nella loro lingua.
…– Maraschi, barabaschi, pippirimoschi, – disse il primo.
…– Bruf, – rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due.
…– Non mi dirà che ha capito anche adesso, – esclamò indignata la vecchia signora.
…– E invece ho capito tutto, – rispose sorridendo il vecchio signore. – Il primo ha detto: come siamo contenti di essere al mondo. E il secondo ha risposto: il mondo è bellissimo.
…– Ma è poi bello davvero? – insisté la vecchia signora.
…– Brif, bruf, braf, – rispose il vecchio signore.
© Gianni Rodari, Favole al telefono, Torino, Einaudi, 1962