Uscirà il prossimo 30 aprile la prima raccolta di poesie di Tommaso Giartosio, Come sarei felice. Storia con padre. Questa che offriamo oggi in lettura è un’anticipazione tratta dal poemetto La stellina. Buona lettura. (la redazione)
da La stellina
Poiché ogni promozione ha un evidente
riflesso punitivo, ti avevano
spostato in un ufficio, come se
la più spaziosa delle scrivanie
potesse mai competere col ponte
di una nave; o sulla fuga di porte
di una corsia ministeriale come
sul mare si potesse spaziare.
Quando ci andavi, al mare, adesso era in
borghese (e con che strano, disperato
sollievo ripetevi: «Dopotutto
non è mica un insulto, “borghese”!»).
In spiaggia ti fermavi al bagnasciuga –
lo chiamavi «battigia»: le parole
sono importanti, o forse no; ma essendo
le sole a rendere giustizia ai fatti,
quando tutto si disfà sono tutto
ciò che resta, che non possiamo perdere.
Per un poco guardavi dall’esterno
i flutti, come il naufrago dall’isola
guarda l’inferno del suo paradiso,
e già pensa a scambiarli. In fondo il mare
era un principio d’ordine, il più vasto
degli schemi di cui hai fatto parte,
il pullulante cortile d’onore
del ministero della vita; ti sentivi cive
di un deserto che vive, ed è così che ti veniva,
puntuale, una gran voglia di farti,
cascasse il cielo, una bella nuotata
(lo stesso suffisso di “spaghettata”
e “scopata”). Da solo, fuori, al largo,
disegnavi un trapezio rettangolo
come un agrimensore degli oceani
con il tuo crawl leggero e ligio, nulla
di più lontano da uno stile libero.
Però sul punto di tornare, in un punto
x del mare, ti sembrava di arrivare
al cuore di un crocicchio di correnti
(d’istinto prima ancora che per fede
ti piaceva, la croce: per la sua
metafisica affidabilità:
buon nostromo e sapiente falegname,
Dio padre aveva incrociato due assi
coordinati e indicato in quale punto
pungere suo figlio) – e in controtempo
lì ti fermavi, papà. Lì, nel cuore
della grande scala della natura,
un gradino si spezza se uno cede
per la prima volta nella sua vita
al richiamo della naturalezza.
. Restavi a fare il morto
(«ma un giorno
lo farò… per davvero!»). A fare l’angelo
nella neve rovente del Tirreno
(«…forse farò anche questo…»). A non far nulla
(«…da quanto tempo non lo faccio, il nulla…»)
se non fluttuare sul tappeto d’onde
e con gli occhi disperderti nell’alto,
camminando sulle corde invisibili
di quel Pantheon senza mura, di quel muro
liscio, sereno, da bombardamento;
ed è allora
che dall’orlo del nulla traboccava
e fiottava a ingorgarti la pupilla
come un bolo di ducotone azzurro
la luminosa cecità del cielo.
. Disperata felicità.
. Caos,
estasi dell’ordine.
. Uno spasmo;
uno sbracciarsi. Cosa ti è successo?
Ma niente. Un facile, incondizionato
entusiasmo. Per cosa? Per il mare
che provvisoriamente ti sostiene,
e per il tuo non esser mare, tu
che visto dalla riva o dal futuro sei
un ragazzo caduto dalle nuvole,
candido spruzzo di un corpo che gioca
o annega, e intanto c’è. È come se
un linea scendesse dall’empireo
al piano equoreo a trapassarti tutto
dall’occipite al coccige, venisse
scalciata dai piedi, precipitasse
come una pietra sul fondale dove,
se ti sporgi a guardare, rotea piano
le cinque braccia attorno alla sua bocca
e all’ano un animale della classe
Asteroidea. Lo vedi proprio come
l’avessi in mano. Lo chiami per nome.
dalla quarta di copertina:
La raccolta poetica di Tommaso Giartosio è una mappa autobiografica che indaga i legami sotterranei fra le generazioni e le epoche, interrogandosi su come si formano le linee di un destino. È un percorso in due tappe. La prima genealogica, dedicata al padre, un ufficiale di marina ormai scomparso ma presenza continua e pressante anche da morto; un rapporto fatto di vuoti da colmare, di ricordi, di sogni soprattutto, e di eros.
Le poesie della seconda parte costituiscono un romanzo di formazione e d’amore. Riannodando i fili di viaggi giovanili, di paure e desideri di quell’età di passaggio, l’autore sperimenta stili e scritture per costruirsi un’identità di uomo e poeta. Ma l’amore arriva con la maturità, la fa esplodere in tutti i sensi, ne mette in crisi gli equilibri faticosamente raggiunti.
Le due parti si integrano perfettamente anche grazie a un poemetto-cerniera, in eccentrici endecasillabi («riciclo / creativo costellato di licenza»): La stellina. Sviluppato sulla metafora del titolo, metafora vorticosamente cangiante, incastona la biografia del padre nella cornice di un video porno. Alla ricerca di un incantesimo che trattenga la vita tra legge e eccezione, tra durata e istante.
Tommaso Giartosio, Come sarei felice. Storia con padre, Einaudi (“Collezione di poesia”), 2019
Tommaso Giartosio è nato a Roma nel 1963. Fa parte della redazione di «Nuovi Argomenti» ed è uno dei conduttori di «Fahrenheit» su Radio 3.
Ha pubblicato saggi e racconti. Questo è il suo primo libro di poesia.