Stefania Di Lino, La parola detta. Poesie. Prefazione di Cinzia Marulli, La Vita Felice, Milano 2017
Perfettamente consapevole che, una volta pronunciata, la parola ha corsi, percorsi, ricorsi e vicende dotati di autonomia e di una vita propria, Stefania Di Lino consegna, a chi legge La parola detta, un’opera densa, carica di pathos e di razionalità, con manifestazioni e risoluzioni non di rado originali dei conflitti e delle confluenze di questi principi regolatori opposti. Se i destini della «parola detta» non sono certamente preconizzabili, perché, per dirla con le parole di Emily Dickinson riportate in esergo, la parola comincia a vivere solo nel momento in cui essa viene detta, alle sue sorti successive al ‘congedo’, al ‘commiato’, partecipano in misura rilevante non solo tutti coloro che le ricevono come testimonianza e come lascito, ma anche coloro che le hanno pronunciate. Si delinea dunque una precisa responsabilità di chi quelle parole formula e lascia che intraprendano il loro cammino; è, questa, una evidente assunzione di impegni (o, quanto meno, una chiara indicazione di ambiti e compiti) da parte di chi scrive poesia.
Nel segno del riconoscimento di ruoli e peculiarità dei poeti, la poesia di Stefania Di Lino manifesta anche nella sua veste grafica un interessante intreccio di ragionamento e musica. I versi non sono separati, infatti, da “a capo”, ma fatti scorrere, fluire nella melodia di ciascun componimento, con le barre oblique singole o doppie ⁄⁄a dare indicazioni sulle pause del respiro; inoltre i componimenti si concludono con una virgola, mai con un punto fermo. Qualche volta, tuttavia, “a capo” e barre oblique si presentano associati; qualche volta, ancora, inserti in corsivo, per lo più tra parentesi quadre, introducono fecondi ‘a parte’: considerazioni e riflessioni e istruzioni a futura memoria della voce poetica, che con un ossimoro mi permetto di definire sommessamente sonora. È una voce che si nutre e nutre – insisto su questo punto – della consapevolezza circa equipaggiamenti, circostanze e obiettivi della poesia nel tempo e nelle esistenze; è una voce oltremodo interessante, che invito ad ascoltare.
© Anna Maria Curci
pianta casuale caduta dal cielo / negli interstizi angusti di una crepa / tra sassi inerti / depositati tra rotaie / che stringono attorno / come fosse lapidazione / eppure in alto va / eppur si muove nell’atto leggero del volare / che non si adegua al passo greve della terra / se orizzontale è il gesto largo della semina /orizzontale fui io /e mi feci letto e mi feci sponda / pronta ad accogliere il seme
orizzontale dunque fui / e parallela alla terra /ma verticale è la pianta nata / che in alto il suo stelo tende / ed è albero che come mani / in alto allunga i suoi rami / infinita ingenuità c’è nel crescere / e nel portarsi avanti con la vita / una gentilezza tenera e sacrale / una proiezione che si nutre del domani / e nel domani crede e spera,
conosco sin troppo bene le rotte che/ conducono nei porti sbagliati / è quando tutto duole / e senti persino il rumore / di una foglia che cade / allora ai poeti è dato lo scavo della tana / e l’ebbro cantare della notte,
mai parlare al deserto ⁄ mai spostarne le dune ⁄ spira un vento spietato ⁄ e sarà la crudeltà del caso ⁄ che l‘ordine deciderà ⁄ al posto di ognuno ⁄⁄ la luce è secca nell‘aria ⁄ tanto da spaccare pietre ⁄ prosciuga umori ⁄ rende estranea ogni narrazione ⁄ nella stagione dello sradicamento ⁄ nulla appariva ⁄ (e cambio tempo verbale) ⁄ nulla appariva come prima ⁄ perché nulla nel vero ⁄ era mai stato ⁄ nel ginepraio del grande teatro ⁄ e allora io prendevo la mira ⁄ sappiatelo ⁄ io prendevo la mira ⁄ e tutti vi ho uccisi ⁄ uno ad uno ⁄ tutti vi ho uccisi ⁄ con i miei versi,
[memorandum per la prossima vita: togliere asprezze ⁄ navigare armonie ⁄ coi dentini da latte ⁄ precocemente rosicchiare le corde ⁄ fare arma affilata di ogni ferita ⁄ volare alto ⁄ trasformando le dita ],
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Stefania Di Lino è nata a Roma, dove vive e lavora. Allieva dello scultore Pericle Fazzini, e del poeta, critico d’arte Cesare Vivaldi, presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, si specializza alla Calcografia Nazionale del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, e si abilita all’Insegnamento per i Licei, occupandosi anche di formazione. è presente da anni in numerose manifestazioni artistico letterarie, coniugando spesso la parola con l’immagine in opere di Visual Poetry. Da anni partecipa a reading pubblici di poesia.
Nel 2012 pubblica la sua prima raccolta di poesie Percorsi di vetro (DeComporre Edizioni). è presente in numerose antologie e riviste letterarie, tra cui I fiori del male (2016).
Con un suo testo critico partecipa al X Festival Mondiale di Poesia, Caracas, in Venezuela; nel 2014 alcuni suoi testi vengono selezionati dall’UNESCO di Torino, per la giornata de «Etica Globale e Pari Opportunità: il contributo delle donne allo sviluppo dell’Europa e del Mediterraneo», pubblicati e tradotti in diverse lingue. Nel 2015, nell’ambito del programma dedicato alla Rassegna Poetica, presso la Galleria Biffi di Piacenza, con il poeta Franco Di Carlo, partecipa con una sua performance denominata Dialoghi poetici.
2 risposte a “Stefania Di Lino, La parola detta”
Complimenti per la nota di lettura, e per le belle, profonde originali poesie dell’autrice che nel loro incessante e crescente ritmo armonico portano il lettore a riflessioni sull’esistenza e il suo senso. Sono d’accordo che la voce di Stefania Di Lino è una voce molto interessante nel panorama attuale della poesia, sicuramente da ascoltare e da leggere.
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