I.
Domenica hai dormito dalle due alle sei di pomeriggio
mercoledì ti sei azzuffato con altri pazienti di notte
sabato ti tremavano così tanto le mani
che non riuscivi a stringere la sigaretta
martedì sei caduto inciampando sulla soglia di una porta
oggi ho firmato il permesso perché di sera
ti leghino al letto
è come se la morte arrivasse un pezzo alla volta
mentre sei ancora vivo
sarebbe forse meglio non venire più a trovarti
ogni volta che vado via
mi sento come se quel pezzo
te lo avessi portato io
II.
Ci sono cose che non riesco proprio a fare
come mettere la testa per intero sotto le lenzuola
preferisco restare all’erta
quando mia nonna avvolgeva i gattini dentro una coperta
non era per scaldarli
ma per affogarli in un secchio d’acqua
accarezzare qualcuno con il dorso della mano
come i gesti di affetto misurato dei miei genitori
subito prima di divorziare
chiudere la porta a chiave se c’è gente dentro casa
quando venne il terremoto era impossibile
infilare la serratura per aprire
e scappare fuori
e poi papà non ho nemmeno toccato il tuo corpo
l’ho solo guardato di fretta perché dovevo
le ultime volte facevo fatica anche a baciarti la fronte
ma è quello il ricordo che adesso mi faccio bastare
meglio un saluto distratto di un addio
III.
E certo che avrei voluto anch’io
la coda che si stacca come le lucertole
un dolore secco che risale lungo i nervi
e si spacca dentro e dopo pochi giorni
ricrescere da me sopra di me
ritornare uguale
e certo che vorrei di nuovo un padre
però vivo
.
© Francesco Tomada
Una replica a “Tre inediti di Francesco Tomada”
[…] è stata una vera impresa: la prima volta che ti ho letto, è stato attraverso degli inediti su Poetarum Silva. Ti dico la verità, credevo fossi un poeta emergente… uno di quei poeti emergenti che volevo […]
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