Una frase lunga un libro #76: Italo Testa, Tutto accade ovunque, Nino Aragno Editore, 2016, € 10,00
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guarda come è fatto un volto
e un volto
e uno sguardoguarda come è fatto un volto
e un altro
e ancora uno sguardo
La prima sensazione è quella dello straniamento o del disorientamento. Questo si prova una volta chiuso Tutto accade ovunque, il recente libro di Italo Testa. Eppure si tratta di uno straniamento che conforta, si tratta di un confondersi buono; e succede anche se il libro decidiamo di leggerlo più volte, così come ho fatto io, non perché volessi avere una conferma delle sensazioni, ma perché il libro mi piaceva. Ci si stranisce perché questo è un libro che genera domande, che mostra la totalità delle cose, il loro riguardarci e il loro escluderci. E la cosa è una persona, e la cosa è un momento, e la cosa è un oggetto. Sono poesie figlie di gran pensiero, di vero pensiero ma anche di moltissima vena; perché le quattro sezioni (o stanze, se preferite; o capitoli, se volete), sono architettate in maniera diversa l’una dall’altra. Tutto muta dalla costruzione del verso, al suo suono, alla sua disposizione sul foglio; eppure tutto si fonde, tutto segue un unico filo che è sottilissimo cotone, che sa essere d’acciaio.
Mentre sistemo e integro e ricopio questa recensione mi imbatto in un bel pezzo su Perec, di Anna Stefi per Doppiozero, – quando scrivo è il 18 ottobre –, di quando “per tre giorni Georges Perec siede a un caffè di Place Saint-Sulpice. Elenca ogni dettaglio, annota quello che vi accade in maniera meticolosa”. Stefi si domanda con Perec, e noi con lei: “Lo sguardo non vede che quello che incontra. Ma cosa succede quando non accade niente?”. A me pare che Testa nel suo Tutto accade ovunque comprenda, e non marginalmente, anche ciò che non accade. Perché le cose accadono contemporaneamente, e quelle che accadono fuori accadono anche dentro, e se non accadono, come quando accadono, lo faranno ovunque e noi saremo testimoni, saremo padroni, osservatori, registri primari e secondari, saremo in quelle cose, saremo quelle cose. Essere tutto e niente, essere certi dell’importanza dell’insignificanza.
È un libro questo di poche parole, ma tutte decisive. Testa le ripete, ad esempio, nella prima sezione: la casa perfetta, le poesie, se recitate ad alta voce, suonano come mantra, con canto e controcanto in corsivo, con frasi ripetute, e parole ripetute in maniera alternata.
TUTTO ACCADE SIMULTANEAMENTE
::Le pareti bianche
::si curvano nella stanza
::le pareti bianche del cielo
::si curvano dentro la mente:::TUTTO ACCADE SIMULTANEAMENTE
:::::::::spalanco le porte
:::::::::e le immagini si annullano
:::::::::fermo gli occhi
:::::::::e le immagini si schiudono
e poi nella pagina di sinistra:
anche oggi ho visto qualcosa
che spero di comprendere tra due giorni
anche oggi ho visto qualcosa
che spero di arrivare a comprendere.
Qui, in questi quattro versi in corsivo, e in tutti quelli che si ripeteranno nella prima sezione, c’è il pensiero ma anche qualcosa che ha a che fare con la meccanica, con il semplice movimento dell’occhio, con ciò che riesce a cogliere anche quando non guardiamo, e c’è la mente e la vera domanda del nostro tempo: ci sono cose che non vediamo ma che stanno accadendo, ci passano davanti, le viviamo, quasi le tocchiamo con mano, ma non subito le comprendiamo, quasi mai le comprendiamo. Sono le cose sfumate, sono tutte le cose. La seconda e la terza sezione (C.G. e i camminatori) rafforzano questi concetti e aprono a maggiori possibilità, credo che a Testa interessino molto le possibilità. Insomma: è tutto qui, ma tutto ci sfugge, e quasi nulla capiamo.
::::::::e hai scelto
anche se non sai bene cosa
Prendiamo i camminatori (già vincitore del premio Valigie Rosse): chi sono? A una prima lettura sembrerebbero degli automi. Esseri che si muovono meccanicamente, che non osservano, che non si fermano, che non ascoltano:
ho provato a parlargli
si bloccano
all’istante sul posto
non sembrano
sentirti
rimangono
perfettamente fermi
e fissano
sempre lo stesso punto
immobili
come se niente fosse
aspettano
il momento opportuno
e ripartono
un passo dietro l’altro
riprendono
a un ritmo lento
monotono
Chi sono? Sono veri portatori di disagio, non esistenze, esseri che si muovono ai margini del tempo e delle città. Il poeta osserva e noi con lui, e alla fine in questi camminatori troviamo qualcosa di noi, perché l’alienazione è umana, perché il non accorgersi è umano, perché il ripeterci è umano, perché il grigiore è umano. Questi esseri che non vogliono essere osservati, interpellati, chi sono? Mi chiedo nuovamente. Sono un gruppo che si muove controtempo e nel tempo e che, rifiutando il minimo accenno di contatto, non fa altro che mostrarci a noi stessi. i camminatori stanno nel mondo senza farne parte sul serio. Vi ricorda qualcosa?
L’ultima parte del libro si intitola non ero io ed è composta da prose, davvero molto belle, prose dal grandissimo ritmo che presentano di nuovo i temi portanti del libro, con una diversa intensità.
non ero io, non vedi, in quella folla,
non erano le mie mani a toccarsi,[…]
oppure:
a questa altezza, qui, a volte, solo al-
cune cose si mostrano, solo alcune, le
altre sfarfallano, passano veloci,[…]
Tutto accade ovunque è un libro che davvero ha a che vedere con la matematica, con la fisica quantistica, con la filosofia, con lo sdoppiamento dei corpi, che stanno dentro e fuori, che ciò che vivono è quello ma è anche altro. È un libro che cerca di afferrare non le cose che sfuggono ma il momento in cui sfuggono. È un libro che permette a una foglia di cadere fuori e dentro la casa, in cui la ghiaia in cortile / scivola dentro. E tutto questo mi pare già tanto.
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© Gianni Montieri
Una replica a “Una frase lunga un libro #76: Italo Testa, Tutto accade ovunque”
L’ha ribloggato su gianni montieri.
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