Con il lapis #11*
Maria Grazia Cabras, dies in tundu / girogiorni
Edizioni Cofine 2020
*Con il lapis raccoglie brevi annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura dell’intera raccolta a partire da un componimento individuato come particolarmente significativo.
Tratta ʼe jocos
in su zardinu
dae grómeros de gherra
essit sa memória
ferinde paràgulas
L’impronta dei giochi
nel giardino
da labirinti di guerra
esce la memoria
ferendo parole
(p.18)
I giochi d’infanzia, vissuti e visti, impressi nel ricordo e incontrati nel volgersi di stagioni, epoche, esistenze, sono impronte in giardini ora abbandonati, incisioni sulle pareti di «grómeros», labirinti, di guerra.
Le voci che ne scaturiscono, percepite oltre «la finestra murata» («murata sa bentana») sono colte da Maria Grazia Cabras nell’incanto che smarrisce, sono riportate alla coscienza (che sa dello strappo dal torpore dell’oblio e dunque anche del dolore del distacco, della ferita nella parola che tenta di restituirle, di renderle in segni comprensibili e condivisibili) e comunicate sia nell’idioma della loro origine, il sardo-nuorese, sia nella lingua italiana: «traduzione dovuta», scrive l’autrice nella Nota, creazione poetica efficace nel suo plurilinguismo, mi permetto di aggiungere, con la presenza del neogreco che emerge in più di un tratto di questi dies in tundu/giro giorni e che si intreccia nel movimento rapido e giocoso della glossolalìa italogrecosarda, ultimo testo della raccolta.
I brani, le ballate, le riprese, i bagliori di fiabe di dies in tundu si manifestano nel dire sempre preciso di limba/lingua, di lingue impastate di mare e alberi e stelle e di sguardi di «pitzinnos», di bambini che intendono anche più di quello che giunge loro per vie razionali. E allora l’onda travalica i confini: «S’unda istrumpada/ in s’arenile bucca aperta / de pitzinnu». (Anna Maria Curci)
Maria Grazia Cabras è nata nel 1954 a Nuoro. Ha conseguito il diploma in Neogreco presso il Dipartimento di Lingue Straniere dell’Università degli Studi di Atene, città in cui ha vissuto per molti anni lavorando come interprete e traduttrice. Ha pubblicato i volumi di versi: Viaggio sentimentale tra Grecia e Italia (2004), Erranza consumata (Gazebo, 2007), Canto a soprano (Gazebo, 2010), Bambine meridiane (Gazebo, 2014), Bestiario dell’istante: Poesias in duas limbas (Cofine, 2017), e il libretto musicale Fuochi di stelle dure, cinque ballate e un attittu (coautore Loretto Mattonai, Gazebo, 2011). Ha tradotto dal neogreco al sardo-nuorese poesie e testi in prosa di autori di autori greci, tra cui Aléxandros Papadiamántis e Kóstas Karyotákis. È redattrice della rivista “L’area di Broca”.