Con il lapis #5*
Daniela Pericone, La dimora insonne
Postfazione di Alessandro Quattrone
Moretti & Vitali 2020
*Con il lapis raccoglie brevi annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura dell’intera raccolta a partire da un componimento individuato come particolarmente significativo.
È inerte l’aria e tuttavia
impetuosa richiama
il crepitare della brace
ancora viva, arroventata
così la terra cova le sue radici
sovverte sommessa il gelo
la ribellione pacata
dei reclusi
(p. 48)
Nella lingua che sceglie, plasma, accosta, innesta, chi scrive poesia edifica la sua dimora, avverte Daniela Pericone all’inizio della sua raccolta, memore, forse, dei versi di Rose Ausländer («Io vivo/ nella mia madre terra/ la parola»).
Articolata in quattro sezioni, dai titoli che raccolgono orme nascoste, sussurri, sentori di voci e suoni – Rumorio della cenere, Indizi di naufragi, La dimora insonne, I silenziosi, i solitari –, La dimora insonne di Daniela Pericone anima le sue stanze, fiuta il vento e i tremori d’ombre, «consegue il suo silenzio» (p. 71) e coglie, con acuta percezione dei contrasti («inerte» «e tuttavia/ impetuosa», «sovverte sommessa»), l’assillo come assedio e cura permanenti, il tracimare della tenebra, il trasalire del buio così come l’abbaglio del suo chiarore – «La notte/ scivola, chiara», p. 59 –, l’insurrezione quieta dei solitari, «la ribellione pacata/ dei reclusi».
Stanza dopo stanza, da interstizi, mattonelle, finestre, stipiti, tutto si desta a intercettare «il minimo fruscio» (p. 23), i messaggi della pioggia, che dirige le dita mentre queste picchiano sommesse sui tasti di un telegrafo singolare. I suoi dispacci vengono percepiti e accolti solo dai silenziosi e dai solitari, dagli «insorti, i perduti» (p. 66), nelle notti insonni. Precluso agli ignari è «l’incastro dei vivi/ dei sommersi» (p. 69).
Vale la pena rischiare, allora, «giocare alla pizia» (p. 82) e sognare di precipitare verso l’alto. Sempre edificando, su una «terra temeraria», la pazienza. (Anna Maria Curci)
Daniela Pericone è nata a Reggio Calabria nel 1961. Ha pubblicato i libri di poesia Distratte le mani (2017), L’inciampo (2015), Il caso e la ragione (2010), Aria di ventura (2005), Passo di giaguaro (2000). Sue poesie sono tradotte in francese, spagnolo e romeno. Scrive testi di critica letteraria e collabora a riviste e siti dedicati alla letteratura. Cura eventi e reading con enti e circoli culturali. La dimora insonne (Moretti&Vitali 2020) è il suo libro più recente.