
Grigio biancore del mattino
le campane della chiesa suonano le nove.
Si inizia.
«Ci siete? Mi sentite?».
Lo schermo è grigio
diviso in tanti riquadri
e ognuno ha all’interno un cerchio
con le iniziali.
Dal grande al piccolo:
rettangolo quadrati circonferenze.
Abicì geometrico della didattica.
Ogni tanto appare sul video in alto
una listarella a lutto:
«Pessima qualità di rete».
Mentre il discorso vaga
tra il germanico blank
e il latino albus
tutto diventa scuro
«Attendi. Sembra si sia verificato un errore».
Tritume di parole,
albume della voce.
Le domande arrivano
con un brillio intermittente
sui bordi delle circonferenze.
Non si dànno a vedere.
Vedo solo,
in un angolo in basso sulla destra
illuminato dal tardo albore invernale,
il mio volto.
Sfuggo al suo riflesso insolente
imputridito nel biancore animale
della stanza
chiudendo gli occhi.
Provo così a non perdere
la coda sottile del topo del discorso.
Ma non sarò io il topo preso nella tagliola?
O tutti noi, batraci contumaci inclusi,
qui addomesticati?
Miei cari utenti indifferenti,
gentile e invisibile canaglia digitale,
datemi un segnale,
mostratevi perdio!
Niente. Non c’è verso.
Solo la grisaglia spettrale dello schermo.
Il pensiero si frantuma,
il tempo sta nascosto
come nel suo fodero un pugnale.
Suonano le dieci:
ventate di scirocco
rintocchi di funerale.
Una pausa nel buio:
oggi ci fermiamo qui
10-13 dicembre 2020