maledetta sia la bellezza dei ragazzi
il mio borsellino è sempre vuoto per loro
per accarezzare la loro carne di sogno
e il cuore ne soffre e s’innamora disperatamente
oh quest’inganno imperituro quanto mi costò caro!
tutta la mia vita ho perduto accecato e umiliato
dietro l’immagine di un dio irraggiungibile e crudele!
sfugge la vita dietro falsi idoli
ma di noi stessi è il motivo di cui vive la passione
segno termine
felice attesa scacco mortale ebbro e conclusione
Mario Stefani, in Murrine, Venezia, Libreria editrice Cafoscarina, 1986
(edizione di riferimento)
3 risposte a “I poeti della domenica #457: Mario Stefani, Maledetta sia la bellezza dei ragazzi”
Passeggiando per la città lagunare ci si può imbattere in questi versi:
Solitudine non è essere soli.
E’ amare gli altri inutilmente.
Naturalmente, la maggior parte dei visitatori ignora che sono di Mario Stefani. Aggiungo solo che era omosessuale e, lo dico pensandolo veramente, da considerare un poeta alla stessa stregua di Sandro Penna. Aver un fio poeta/ xe una roba scomoda…
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Grazie Renzo per queste tue parole.
Ricordo di avere “incontrato” i versi che citi vagando per Venezia, e ogni volta è un colpo al cuore perché mi ricordano di essere tra coloro che hanno dimenticato Mario e la sua poesia.
Non credo che sia necessario ribadire ciò che da Mario non fu mai nascosta, ossia la sua omosessualità. Il punto è semmai chiedersi perché la sua poesia, che pare compiere il corso indicato da Penna dal punto in cui il perugino lo arrestò – a differenza di Dario Bellezza, che invece ‘sporca’ quel percorso – non abbia mai goduto del riconoscimento che invece avrebbe meritato, da parte della critica.
Va detto che bisognerebbe pure puntare il dito contro quella critica che pur potendo non ha mosso un dito. Mario Stefani, al pari di Sandro Penna, è stato tra l’altro un fine lettore e conoscitore della poesia, e anche uno scopritore. Ma dopo la sua morte (e già negli ultimi anni di vita) su di lui era calato il silenzio.
I suoi libri ormai sono introvabili, e alcuni – per questo motivo – a comprarli costano parecchio. Rimettere in circolazione almeno una delle raccolte in occasione del ventennale dalla morte, che cadrà l’anno prossimo, sarebbe un primo passo. Tuttavia non mi risulta che ci siano iniziative in corso d’opera, nemmeno da parte dei suoi ultimi editori.
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Forse Poetarum Silva può fare qualcosa, pubblicando qualche suo testo e ribadendo quello che hai detto tu. Purtroppo la Venezia di Mario Stefani non esiste più e anche quando era in vita non era già più la città lagunare della sua giovinezza. A questo riguardo riporto la sua poesia Venezia more:
Fé qualcosa zente
i xe qua ieri e i xe qua ancùo.
I studia, i varda,
i ciacera cussì a vanvera
e no’ se conclude niente.
Dovemo serarse in casa
par no’ vedar
la nostra cità sofrir?
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