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Ginevra Lilli: In lontananza. Undici poesie pantesche, inediti

In lontananza.
Undici poesie pantesche.
Per Federico Gelmi.

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Uno

Si può prendere il largo
portati da correnti
ad altri impercettibili,
che ci agitano, che ci guidano lì
fino a scoprire che quei luoghi raggiunti,
quelle mete ci appartenevano fin dall’inizio.

 

Due

Bisogna resistere in sordina,
senza che il mondo veda.
Siamo coloro che il vento
non strappa dal suolo
e nel riconoscerci
c’è fra noi un bagliore segreto,
fra chi resiste, fra chi insiste.

 

Tre

Arrotondate, chiare,
si percepiscono in un soffio,
le lontane nascite delle nostre tante infanzie.
Siamo al riparo di queste pance bianche
formatesi per farci dormire,
e rinascere ancora,
confidando in questo attimo
di verità del nostro esistere.

 

Quattro

Vedere fin dove altri non scorgono
che opachi orizzonti.
Fin dove altri non colgono le nostri visioni e partire.

 

Cinque

Nelle pietre,
in lontananza,
nell’oscurità vedo una luce impalpabile.
Un chiarore.
Nell’oscurità c’è il seme del domani.
In ogni notte chiusa, in ogni crepuscolo.

 

Sei

Asprezza, nera lama,
amara nelle sue ombre dure.
Dimmi cosa sognavi
quando i tuoi sogni
non erano che scure pietre
poste a sostenersi
l’un l’altra.

 

Sette

Sono la pazienza
e ho gli occhi accesi
di un fuoco sopito, duraturo.
L’attesa è un momento di dimenticanza
per vivere uno spazio chiuso,
terra di nessuno. Sono la pazienza.

 

Otto

Se tu, in bilico sul filo teso della tua esistenza,
sola e al tempo stesso isola
nello scorrere della vita,
persa fra domande,
non credere che le solitudini
non siano anche questo tendere verso di sé.
In un acuto silenzio.

 

Nove

A reggere l’urto delle tue difficoltà io ci sono.
Ti assecondo e ti sostengo.
Una leggera nausea ti assedia,
forse, nel male di ogni giorno,
e la costanza di chi ti è stato intorno è potuta vacillare,
ma non così dopo il colpo secco
dato per salire a riprendere aria.

 

Dieci

Nel premere invisibile delle tue paure,
eccomi, ti custodisco.
Ti proteggo senza fare mia la tua salvezza.
Di fronte, poco lontano, una porta sul domani.

 

Undici

Infine viene l’abbandono,
dopo le prove, dopo un penare,
arriva e si adagia fra i meandri del pensiero
e sono acque che seguono la casualità,
in ogni loro rivolo.
Ogni tempo, ogni durezza ha il suo cedere.

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Roma, 7 febbraio 2018

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