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Padre.
Vorrei tra tante cose
che hai saputo trovar tempo di insegnarmi
m’avessi dato il dono dello scherzo,
quel crogiolare scelto
nel ridicolo delle proprie anche:
così quando crescendo
ti vedevo
prendere in giro la tua vita tutta
baccagliare al vento ed agli amici
non avrei risposto con un moto
malcelato
d’orgoglio mal riposto,
e compreso pure avrei
che non c’è nulla
da combattere
niente da difendere;
soggiunto avrei le mie risa a quelle d’altri
ed oggi non starei mescendo
vino amaro
ogniqualvolta di giocare è tempo
e una mia mano s’amputa le dita.
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La gelosia.
Sofisticata insonnia
rossa si rapprende alle sue calze
e nel fumigare d’aperta campagna
s’ apre una bocca come i fiori dell’ibisco.
Di lontano
coi baci bloccati di traverso
suona alle mie orecchie e scricchia
la vigna che raccoglie i grilli
e le sue anche;
Ritorno tra i bronchi e tra gli spini
falcidiando la camicia buona
come pota il giardiniere la gramigna:
ché non giova il fonte puro semenzale
per molcerla nell’urna delle braccia
se son fiume e lei guarda alla mia foce.
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Sera Peschiciana.
Assiso su uno scampolo di scala
assisto al turbinar serale estivo
di chi qui vive o per un poco cala
a mollo nel refrigerar tardivo.
S’incalcano nei viottoli a ricerca
di svaghi profumati, vivi orpelli
e zaffiri molluschi; la noverca
per oggi d’affinare i suoi coltelli
s’accontenta. Io solo fuor dal metro
immobile m’accoccolo allo stucco
e ai loro bendicenti sguardi impetro:
ché ad essi della vita giova il succo,
ed io so sol guardarli savio e tetro
come invidiando i pesci dal trabucco.
La formica.
In doccia ho trovato una formica;
Innocua
Stava nel cornicione
Di mattonella e muro
E aperta la corrente
Sfruttò l’acquifero disegno
Disordine
Che io lasciavo.
Bolla dopo bolla
Tesa sulla superficie
Mi è giunta all’altezza del naso.
L’ho uccisa
Perché vedendo tanto genio
Ho temuto capisse chi ero io
Lontano dal divino
E per sancire ancora il mio disdegno
La mia paura
Che l’animale eletto sia poi un altro.
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© Lorenzo Maestripieri

Una replica a “PoEstate Silva #15: Lorenzo Maestripieri. Inediti”
Troppe dita amputate, che vero! Grazie
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