FADO MENOR
un passo, una strofa repentina
da un tempo ormai riposto
la nostalgia si sbraccia d’improvviso
aspra ampia di cristalli
stanotte non sorrido il mio sorriso
d’un posso ancora farcela
appoggio le labbra sul bicchiere
come per baciarti da lontano
GEOGRAFIA DI FABRIZIO – versione originale
se provavo a trovarti
disegnavi sentieri
o li scoprivo
e la carta li mutava
ti tracciavo come un’isola
e credevo che l’andare
si sarebbe inanellato
sul tornare
in un gioco dell’oca
agli ultimi vagiti
mi accoglievi nella nebbia
mi affidavi come un bimbo
mi abbracciavi ormai sperduto
ti parlavo dal mio arrocco
e non capivo
non eri un’isola
eri una nebulosa
GEOGRAFIA dI FABRIZIO – versione rivisitata
disegnavi sentieri
se li scoprivo
la carta li mutava
ti tracciavo come un’isola
e credevo che l’andare
si sarebbe inanellato
nel tornare
mi accoglievi nella nebbia
mi affidavi come un bimbo
mi abbracciavi ormai sperduto
ti parlavo dal mio arrocco
e non capivo
non eri un’isola
eri una nebulosa
LO SCRIGNO
E ruberei la scia della tua barca
che sprechi per un’altra direzione
e ti rubo l’ombra stanca di inseguirti
(e tu che non la degni d’uno sguardo)
mi terrei le parole scombinate
mentre dormi
cristalli scartati dal tuo giorno
che rinneghi con debole sorriso
vedi come riempirei lo scrigno, ma
stanotte la barca è immobile
e non c’è luna e tu non dormi
e il mio fiato chiude le ali
ma le spalanca il cuore