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Ostri ritmi #18: Edvard Kocbek

 

Ti si skrivnost za moje oči

Ti si skrivnost za moje oči,
bodalo za moje srce,
plamen za mojo dlan.

Jaz sem žalost za tvoj spomin,
kadilo za tvoje telo,
za tvoj obraz pajčolan.

Veneva v dolgo noč,
tiho se napajajoč
kakor pelikan..

Tu sei un segreto per i miei occhi
Tu sei un segreto per i miei occhi,
una spina per il mio cuore,
una fiamma per il mio palmo.
Io sono tristezza per il tuo ricordo,
fumo per il tuo corpo,
per il tuo viso ragnatela.
Ci consumiamo nella lunga notte,
mentre mi abbevero in silenzio
come un pellicano.

 

Čuj, deklica, jablanov cvet

Čuj, deklica, jablanov cvet
ti pada tiho na oči.
Jaz, potepuh, te brez besed
polagam v divjo rast noči.
O nič se, deklica, ne boj,
jablanov cvet je luč nocoj.

Objeta čutiva temò,
kako omamljena trohni.
Telesi padata na dno,
otožna čistost ju teži.
O nič se, deklica, ne boj,
jablanov cvet dehti nocoj.

A ko bo cvet jablanov spet
osul se in narasel v plod,
takrat se bo zarasla sled,
odšel bom svojo zadnjo pot.
Takrat, o deklica, se boj,
takrat bo senca nad teboj..

Ascolta, ragazza, un fiore di melo
Ascolta, ragazza, un fiore di melo
ti cade piano sugli occhi.
Io, vagabondo, senza parlare
ti adagio nel selvaggio crescere della notte.
O nulla, ragazza, non devi temere,
il fiore di melo è luce stanotte.
Avvinti sentiamo l’oscurità
marcire, come inebriata.
I corpi piombano sul fondo,
carichi di un malinconico candore.
O nulla, ragazza, non devi temere,
il fiore di melo profuma stanotte.
Ma quando il fiore di melo sarà
nuovamente piantato e darà frutto,
allora coprirà la scia,
me ne andrò per la mia ultima via.
Allora, o ragazza, abbi timore,
allora sarà su di te l’ombra.

 

Ne moreš več sloneti, legla si
v travo omamljena in vedno težja.
Nad toplo zemljo je visoka noč,
komaj te vidim, kako si spremenjena
v temnem dihanju mladih bilk.

Ponižno te sprejemam, sladka otrplica,
padam na kolena, zvest divjini,
moje roke so našle tvoje zaprte oči,
o brezumna žalost ognjev v daljavi,
o tiha ubranost čudežev v temini..

Non puoi più sostenerti, ti sei stesa
nell’erba, inebriata e sempre più pesante.
Sulla calda terra la notte è alta,
quasi non ti vedo, come sei diversa
nell’oscuro respiro di giovani steli.
Umilmente ti accolgo, dolce torpore,
cado in ginocchio, fedele al selvaggio,
le mie mani han trovato i tuoi occhi chiusi,
o smisurata tristezza di fuochi all’orizzonte
o silenzioso equilibrio di portenti nel buio.

 

Oba

Glej, ti si tu
in jaz sem tu,
drug drugemu neznanka.

Glej, ti si zdaj
in jaz sem zdaj,
oba sva brez prestanka.

Oba sva jaz,
oba sva ti,
oba duha uganka.

Oba sva kaj,
oba zakaj,
oba ljubezni zanka..

Entrambi
Guarda: tu sei qui
e io sono qui,
l’uno all’altro stranieri.
Guarda: tu sei ora
e io sono ora,
entrambi siamo senza sosta.
Entrambi siamo me,
entrambi siamo te,
entrambi gli spiriti un enigma.
Entrambi siamo qualcosa,
entrambi un perchè,
entrambi una trappola d’amore.

 

Na trgu curek v zrak prši

Na trgu curek v zrak prši
na njem se krogla drzno giblje
ko zdrsne, jo že spet drži.
Tako ljubezen, če izpusti
človeka, ga že znova ziblje.

Pod vodometom je gladina,
obrazi gledajo v kotanjo,
neutrudno vabi jih globina.
Na dnu ljubezni je tišina,
pogrezniva se tiho vanjo..

In piazza un getto d’acqua sprizza nell’aria
In piazza un getto d’acqua sprizza nell’aria,
sopra si muove strenuamente una palla:
quando scivola, la trattiene.
Così l’amore, se lascia
una persona, subito lo culla di nuovo.
Sotto la fontana c’è la superficie,
le facce guardano nella vasca,
instancabile, li attrae la profondità.
Sul fondo dell’amore c’è silenzio,
immergiamovici piano..

(da: Vsaka ljubezn je pesem: najlepše slovenske ljubezenske pesmi po izboru slovenskih pesnikov [Ogni amore è una poesia: le più belle poesie d’amore selezionate da poeti sloveni], a cura di Alojz Ihan, Ljubljana, Društvo slovenskih pisateljev-Zavarovalnica Triglav, 2004)

© Scelta e traduzione a cura di Amalia Stulin

Edvard Kocbek nasce nel 1904 nel paese di Sveti Jurij ob Ščavnici, nella zona di Murska Sobota (Slovenia nord-orientale). La sua educazione ha inizio nelle scuole tedesche di Maribor, dove, dopo aver studiato a Ptuj, frequenta anche il ginnasio, per la prima volta interamente in sloveno. Già al liceo inizia a frequentare i circoli di socialisti cattolici, appassionandosi agli autori social-democratici come Ivan Cankar. Il socialismo di stampo cattolico è l’ideale che sposerà per tutta la sua vita, anche quando per ragioni politiche non vi potrà aderire pienamente. Il rapporto con la Chiesa, piuttosto conflittuale già agli inizi, per via dello spiccato anti-clericalismo di questi gruppi giovanili, si incrinerà ulteriormente tempo dopo, quando l’autore, ormai inserito nel mondo della cultura slovena, scriverà un articolo fortemente critico nei confronti della sostanziale connivenza del clero spagnolo con il regime franchista. L’articolo gli attirerà la condanna del vescovo di Ljubljana e lo eleverà a figura di riferimento della sinistra cattolica.
Intanto Kocbek studia francese all’università di Ljubljana e lavora presso numerose testate culturali. Soggiorna a Berlino tra il 1928 e il 1929, dove si avvicina al marxismo, e visita più volte Parigi, dove frequenta i circoli di intellettuali cristiani di sinistra. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale si unisce alla lotta partigiana e nel ’41 è tra i fondatori della “Osvobodilna fronta”, movimento di ispirazione comunista. In verità Kocbek mantiene sempre un atteggiamento di critica nei confronti del Partito Comunista, fatto che non gli impedirà di diventare una figura di spicco nella politica jugoslava, ma che gli causerà non pochi problemi già a partire dagli anni ’50. Muore nel 1981, quando ormai da molto tempo era stato di fatto costretto a ritirarsi a vita privata.
La sua vena letteraria inizia a formarsi già in giovane età, ma è solo nel 1934 che pubblica la sua prima raccolta. Molti grandi autori della generazione successiva, tra cui anche Tomaž Šalamun (qui), sono debitori della sua opera poetica.

© Nota a cura di Amalia Stulin