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Ostri ritmi #6: Tomaž Šalamun

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Junaku našega časa

Tvoja glava,
tvoje roke
tvoji smrtni tenki šivi,
tvoja hoja,
tvoje steblo,
tvoji kristalni strašni glas,
tvoja teža in zločin umika.

Si: drgetaš od slasti.

Zlomiš, da se hraniš
in moriš, da lahko tiše,
bolj pobožno vonjaš
svoje bele like.

Blazni Saturn,
med veko in veko zanetiš požar
in potem odrineš in ne daš,
da bi se zrušil v plamen.

Smrt mi odteguješ
kot živali hrano.

…..A un eroe del nostro tempo

La tua testa,
le tue mani,
le tue suture mortalmente sottili,
la tua andatura,
il tuo fusto,
la tua spaventosa voce cristallina,
il tuo peso e il crimine della ritirata.

Sei: fremi dal desiderio.

Distruggi, per nutrirti
e uccidi, per poter in silenzio,
più devotamente odorare
le tue forme bianche.

Folle Saturno,
appicchi un incendio tra era ed era
e poi mi scacci e non permetti
che io precipiti nelle fiamme.

La morte mi sottrai,
come gli animali col cibo.

***

Ne umor,
molk pripelje spet na
kraj zločina.

Non l’omicidio,
il silenzio di nuovo porta sul
luogo del delitto.

***

Lotta continua

Cunja
nekdo jo ožema (ženska)
v vedro
tlak je kamnit
nihče ne poje
Štrik in na štriku perilo in
barvasti čapini
In stric
Karlo ki si umiva roke na poti k teti
Dorki
Že spet bo vprašal
In kaj boš odgovoril?
Da je iz političnih razlogov boljše da sem šel
samo k obhajilu tako je volk sit in koza cela
in tudi pred Italijani se ne kompromitiramo.

…..Lotta continua

Straccio
qualcuno lo strizza (una donna)
nel secchio
il pavimento è di pietra
nessuno canta
Un filo e sul filo la biancheria e
mollette colorate
e lo zio
Karlo che si lava le mani andando da zia
Dorka
Lo chiederà di nuovo
E cosa risponderai?
Che per motivi politici è meglio che sia andato
solo alla comunione così il lupo è sazio e la capra intera
e non ci compromettiamo nemmeno di fronte agli italiani.

***

Deček in mož

Odločil se je, da ne bo šel na plažo.
Mizar žaga, prebral je svoje gnostike.
Otroci v modrih plaščih imajo odmor.
Roka na roki leži, ura na vodiču za Delos.

Preblizu je vse in preveč ves diši. Srečen
je, ampak boji se, da je šel pregloboko.
Če se telo res sprime z drugim in dolgo trza
v slasti, se drugje okruši. In človek

obstane v zraku, sam. Ampak zdaj samo
zamiži in tako močno čuti toploto udov
in močne roke. Tomás, čisto nežen si,
ampak močan kot hrast. Skozi tvoje

telo vidim Apolona in velikane,
njihova obličja in oči, glave, ki
plavajo na vodi na vetru na krožnikih.
Topel si in mehek. Ti si gospod noči.

…..Ragazzo e uomo

Ha deciso che non andrà in spiaggia.
Il falegname taglia, ha letto i suoi gnostici.
Bambini con mantelle blu fanno ricreazione.
La mano posata su una mano, l’orologio sulla guida di Delos.

Tutto è troppo vicino e profuma tutto troppo. È
felice, ma teme di essere andato troppo a fondo.
Se davvero un corpo s’impasta con un altro e a lungo sussulta
nel desiderio, altrove si scheggia. E l’uomo

esiste nell’aria, solo. Ma ora solamente
chiude gli occhi e sente così forte il calore delle membra
e di mani forti. Tomás, sei così delicato,
ma forte come una quercia. Attraverso il tuo

corpo vedo Apollo e i giganti,
le loro sagome e gli occhi, le teste che
galleggiano sull’acqua sul vetro sui piatti.
Sei caldo e soffice. Tu sei il signore della notte.

I testi originali sono tratti da © Tomaž Šalamun, Mera časa [La misura del tempo], Cankarjeva založba,  Ljubljana, 1987

© traduzione a cura di Amalia Stulin

Tomaž Šalamun nasce il 4 luglio 1941 a Zagreb. La famiglia materna faceva parte della minoranza slovena in Italia, ma era stata spinta a trasferirsi in Jugoslavia a causa della politica di italianizzazione forzata di cui le minoranze erano vittime. La madre, storica dell’arte, trasmette al figlio la passione per gli studi umanistici, che continua durante gli anni del liceo a Koper e lo spinge a studiare storia e storia dell’arte all’università di Ljubljana. L’interesse per l’arte cresce e negli anni ’60: Šalamun inizia a collaborare con il collettivo di artisti OHO e a lavorare presso la Moderna galeria di Ljubljana, diventando in seguito assistente all’Accademia d’arte figurativa della capitale. Continua gli studi post-diploma in Italia e inizia a frequentare gli Stati Uniti, in uno scambio che durerà per gran parte della sua vita; opera come artista, esponendo al MOMA di New York e collaborando con diversi collettivi, e come poeta, lavorando presso l’Università dello Iowa e insegnando all’ateneo di Pittsburgh. Continua comunque a vivere a Ljubljana, dove muore nel 2014.
Inizia a scrivere durante gli anni dell’università e una delle sue prime poesie gli costa cinque giorni di carcere perché viene letta come un attacco a un eminente politico dell’epoca. La maggior parte delle sue liriche nasce però negli Stati Uniti e, sebbene sia molto legato alle avanguardie slovene, è innegabile che la letteratura americana abbia lasciato il segno sulla sua poetica. O’Hara e Whitman sono particolarmente importanti per lo sviluppo di un linguaggio sospeso ma sempre reale, con aperture a impressioni metafisiche, quasi echi da tempi lontani, in cui si riconosce un altro degli autori più amati da Šalamun: il mistico persiano Rumi. E come le rivoluzioni dei dervisci, anche l’opera più tarda del poeta sviluppa un dinamismo circolare, con lampi di comprensione che non è mai definitiva.
Vincitore del premio Prešeren, in assoluto il più importante nel panorama letterario sloveno, e di numerosi altri premi non solo in patria, è tra i poeti più influenti della neo-avanguardia europea, con una trentina di libri tradotti in diciotto lingue.
Le liriche qui proposte sono tratte dall’opera Mera časa del 1987, che gli valse il premio Jenkov da parte dell’Associazione degli scrittori sloveni.

© Amalia Stulin

Una replica a “Ostri ritmi #6: Tomaž Šalamun”