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Gregorio Magini, Cometa

 

Le comete sono cicliche, lo sanno anche i bambini e hanno questa bella peculiarità di tornare a tracciare il nostro arco di cielo a differenza di noi che solo in casi rarissimi abbiamo la possibilità di assistere al ritorno. L’altra peculiarità, ancestrale, radicata è quella che l’arrivo della cometa è sempre foriera di novità, spesso più disgrazie che fortune. Ecco, partiamo da qui per provare a spiegarvi che cosa è veramente Cometa, il ritorno spiazzante di uno scrittore come Gregorio Magini per NEO, una casa editrice che difficilmente (e meno male) offre una letteratura “accomodante”. A proposito, istruzioni per l’uso: questo è un romanzo da assaporare con cautela e possibilmente da non agitare prima del consumo, perché il flusso narrativo è già di per sé qualcosa di estremamente preciso ma sospeso sul filo sottilissimo dell’imprevedibilità; quindi consiglio di leggerlo tranquilli tranquilli senza alcuna aspettativa, ma soprattutto va spazzato dal cervello, perché assolutamente fuorviante, ogni filo di nostalgia per oggetti, mode, riferimenti mediatici pre-facebook. Versatevi quindi un grappino e pensate proprio a quello che c’è nel bicchiere: hanno tolto testa e coda per lasciare il cuore. Ecco in questo romanzo, testa e coda si presentano quasi come storie a sé, ma in realtà il principio è solo l’annuncio, sono le avvisaglie di quanto sta per accadere. Un incipit che spiazza e ci scaraventa nell’infanzia di Raffaele dove sesso e morte si definiranno stabilmente come uniche coordinate per la crescita, l’incontro e lo scambio, e poi il finale, che lascia lì sospesi con lo sguardo verso l’alto, cercando un punto di vista diverso, una coordinata Z necessaria, dopo un continuo vagare casuale tra x e y nell’attesa di capire se quello che doveva essere raccontato, detto, fatto è già atto compiuto o no. Quanto resta nel mezzo è la narrazione intensa, asincrona di personaggi i cui pensieri vanno sempre fuori tempo rispetto alla vita che gli succede attorno. Ma se per Raffaele tempo e spazio sono scanditi da tic, da scatti improvvisi, sbalzi temporali bidimensionali che ti costringono a prendere fiato, per Fabio invece il mondo sembra sospeso in una bolla virtuale dove tutto si dilata (come metaforicamente il suo corpo) per poi tornare ad assumere le condizioni iniziali. Gregorio Magini è molto abile nel marcare queste differenze attraverso l’impostazione dei dialoghi. Raffaele sembra sembra urlare al mondo l’urgenza (il sesso in ogni sua forma e attraverso ogni forma) e la sua improvvisa apparizione, Fabio parla solo a se stesso per fuggire da un mondo a cui non sente di appartenere. Fabio e Raffaele sono il cuore di questo romanzo, sembrano predestinati all’incontro, ma in realtà, tutto ciò che loro accade avviene per vie separate, autonomamente e anche se, all’apparenza, l’uno sembra completare l’altro, in realtà la narrazione di Magini fa avvenire il contrario e assistiamo a un processo di svuotamento reciproco, Fabio e Raffaele alla fine sono due monadi che si incontrano solo perché come comete con cicli diversi di millenni, sono passati nello stesso punto ma poi riprenderanno il loro giro.

© Iacopo Ninni

Gregorio Magini, Cometa, NEO edizioni, 2018

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