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Daniela Scuncia, Tre poesie

Non esiste il silenzio nella mia stanza.
Pensavo agli occhi dei pesci stamattina,
allo sbadiglio dei neonati:
riescono sempre a sorprendermi

ad arco tesa, lungamente attesa,
inutile lo schiocco
– il riscatto della freccia –
e in un tempo
.                         scoprire
.                                       rivelare
.                                                    morire
dentro il bocciolo, senza sapere il profumo
che un attimo prima appariva certezza.

 

Gemmano i mandorli senza le foglie
spargendo le brune saette
del biancore di nuvolaglia
col moto gentile di stella
si lasciano fiorire.

Nei miei occhi la morte è gentile
si lascia scoprire nell’ombra di miele
ne sento l’odore, l’antico piacere.

S’attacca alle cose disperse
la coda dell’occhio distratta,
– nostalgico lampo –
a spezzare la carne
arrossare l’abisso
e fiorire nel gelo.

 

Ho il vizio di vivere
e non so come smettere
come l’ombra cucita agli scarpini
non si allontana neanche a luce spenta.
Mi ha preso nell’unica forma
– legate le vene ai polsi
stipata di umori furtivi –
trabocco nel vento di aprile
così fatuo e perverso di fiori.

© Daniela Scuncia

Una replica a “Daniela Scuncia, Tre poesie”


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