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Coriandoli a Natale #14: Sara Nissoli, Nelle foto non si invecchia, da Mentre volavo via

Sara Nissoli, Mentre volavo via, Bookabook 2017, 10 euro, e-book 7,99 euro

Mi sono innamorato di Luisa tre anni fa, in agosto.
Ho visto la sua foto su un giornale locale. È un giornale cattolico, esce una volta alla settimana. Io lo leggo sempre al bar, il venerdì mattina, dopo il turno di notte. Quando esco dalla ditta, passo dall’edicola, chiedo Noi Cattolici, perché si chiama così, entro al bar, ordino due cappuccini, un cornetto e un decaf­feinato e mi metto a leggere. Lo leggo tutto e finché non ho finito rimango lì. In seconda pagina ci sono gli orari delle messe di tutte le parrocchie del paese. Sant’Eustachio, domenica ore undici e trenta, rimane da sempre la più vantaggiosa. Poi mi piacciono le pa­gine sportive, quelle verso la fine, prima dei necrologi. L’atletica Estrada, la Visconti calcio, le foto dei pulci­ni che si accalcano in area. Qualche volta riconosco i figli di un amico, gli telefono per avvertirlo, non mi ri­sponde mai. Forse perché chiamo presto, appena esco dal lavoro, quando ho bisogno di sentire una voce, una qualsiasi, perché amo Luisa da tre anni e quattro mesi, ma sono da solo.
Il sabato è vacanza. Non metto mai straordinari, li lascio fare ai neri che sono arrivati. Sono arrivati tutti i neri e io sono bianco, ma non semplicemente bianco, ho il colore di uno che vede la luce al massi­mo tre ore al giorno. Faccio la notte da quindici anni, esco all’ora di pranzo solo dopo la messa della dome­nica, e la luce che prendo ogni giorno dalle quattro del pomeriggio, ora che è quasi inverno, è debole e mi immalinconisce.Tutte le sere alle cinque vado a trovare Luisa. Pas­so prima che chiudano. Non posso rimanere troppo, perché lei non sa niente di me e dell’amore che mi scoppia dentro. E non lo sa nessuno. Lo sappiamo io e la fotografia che tengo sul comodino. Non è il mas­simo, è in bianco e nero, ma io riconosco chiaramente il verde dei suoi occhi, la bocca che sembra disegnata, le guance rosa, le orecchie piccole che si intravedono sotto i capelli castano chiaro legati sulla nuca. Ho una sua foto, sempre la stessa, in tutte le stanze della casa.
Ma quella che uso per masturbarmi sta nel riposti­glio, perché mi vergogno di fare una cosa così brutta, di farla a Luisa, e se ci penso sto male, ma non riesco a evitarlo. Quando passo da lei poi devo correre a casa, aprire il ripostiglio, i pantaloni mi esplodono. Qualche volta non ci arrivo nemmeno, al ripostiglio. E lei mi sorride, mi sorride buona, come una che capisce, e io allora mi sento pulito, mi sento candido e vado al la­voro sollevato e puro. Ogni mercoledì le compro i fiori. Mi piacciono le calle, oppure le margherite, dipende. Lei è sempre bella uguale e quando cammino con i fio­ri in mano penso a quanto mi piacerebbe regalarglieli guardandola negli occhi e mi diventa duro subito così devo fare in fretta, devo correre al ripostiglio.
Di solito quando vado a trovarla sono solo, è un orario un po’ così. C’è la fretta che precede ogni chiu­sura, c’è che tutti si allontanano per tornare a casa e io invece oltrepasso il cancello e cammino sicuro e più mi avvicino più mi viene da sorridere, iniziano a sudarmi un po’ i polpastrelli, sento forti i battiti nelle orecchie e li mischio con i passi e così accelero e sem­bra che mi metto a correre perché la vedrò di lì a poco e la vedrò a colori e poi arrivo e finalmente siamo uno di fronte all’altra. Appoggio i fiori a terra, muovo i pie­di, li faccio strisciare sui sassolini e mi chiedo come mai nei cimiteri non mettano un po’ di musica.
A me piace molto Charlie Parker.

© Sara Nissoli


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