proSabato: David Foster Wallace, Brevi interviste con uomini schifosi, (Einaudi; ultima edizione SuperET 2016); trad. di Giovanna Granato e Ottavio Fatica; € 13,00, ebook € 6,99
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Ancora un altro esempio della porosità di certi confini (XI)
Come in tutti gli altri sogni, sono con qualcuno che conosco ma non so come faccio a conoscerlo, e all’improvviso questa persona mi fa notare che sono cieco. Cioè letteralmente cieco, privo delle vista, ecc. Oppure è in presenza di questa persona che mi rendo improvvisamente conto di essere cieco. Quello che succede quando me ne rendo conto è che divento triste. Mi mette una tristezza incredibile essere cieco. Questa persona in qualche modo sa quanto sono triste e mi avvisa che mettermi a piangere in qualche modo mi farebbe male agli occhi rendendomi ancora più cieco, ma non posso farne a meno. Mi siedo e comincio a piangere davvero forte. Mi sveglio nel letto piangendo, e piango così forte che non vedo niente per davvero e non ci capisco più niente di niente. Questo mi fa piangere ancora più forte. La mia ragazza è preoccupata e si sveglia e mi chiede che c’è, e ci vuole un minuto buono per schiarirmi le idee tanto da rendermi conto che sognavo e sono sveglio e non sono cieco per davvero e che sto piangendo senza motivo, e poi raccontare alla mia ragazza del sogno e sentire la sua opinione. Poi per tutto il giorno al lavoro sono incredibilmente consapevole della mia vista e dei miei occhi e di quant’è bello poter vedere i colori e le facce delle persone e sapere esattamente dove sono, e di quant’è fragile tutto quanto, di quanto sia facile perderla, di come in giro vedo sempre ciechi col bastone e una strana espressione sulla faccia pensando sempre che è interessante starli a guardare un paio di secondi senza mai pensare che abbiano qualcosa a che spartire con me o miei occhi, e di come è davvero proprio solo una coincidenza incredibilmente fortunata che io ci vedo e non sono invece uno di quei ciechi che incontro in metropolitana. E per tutto il giorno al lavoro appena queste cose mi tornano in mente ricomincio a cedere, pronto a rimettermi a piangere, e se mi trattengo è solo perché le pareti divisorie dei cubicoli sono basse e chiunque mi potrebbe vedere e preoccuparsi, e dopo il sogno va avanti così tutto il giorno, ed è stancante da morire, prosciugamento emotivo direbbe la mia ragazza, e firmo per uscire prima e me ne vado a casa e sono così stanco e assonnato che non riesco quasi a tenere gli occhi aperti, e quando arrivo a casa me ne vado dritto a rannicchiarmi a letto a una cosa come le 4 del pomeriggio e si può dire che svengo.
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© David Foster Wallace