
LA PAROLA FINE
atti contatti patti scatti
scaduti contratti piccoli ricatti
il dito indice gratta blando dietro
l’orecchia destra segnala la svolta pericolosa
tango che ti sprango ti striscio
come superbo fa un organo dondolando tra un gigante e l’altro
Ma l’anatra è Madre più di una umana madre
richiama riconduce guida nutre la vita
Dai buchi della Terra i risorti spuntano
uno a uno si ripiegano su di sé
si erigono come asparagi i corpi degli umani
fluttuano (Resurrezione è questo dopo
la Fine la vergogna esserci)
la Foto di gruppo deve essere ancora più orrenda
Se ti spogli stai più lontano possibile
pure continua a guardarmi bene fino in fondo
finalmente, ora, getta in platea
la rete, la gabbia, la corazza scagliosa
offri il tuo Ventre alla mia Bocca
appena aperta sulla Scena, o Madre
o sorella o famelica amante dai che scompaia
l’Equivoco Signore che pronuncia
la parola Fine.
13.7.1983: Pina Bausch alla Scala
© Antonio Porta, La parola Fine in Invasioni. Poesie 1980-1983, Milano, Mondadori, 1984.
Una replica a “I poeti della domenica #66: Antonio Porta, La parola Fine”
[…] pagine critiche, ma viene da chiedersi se si debba aggiungere anche Antonio Porta che, nel 1983 in La parole fine, ha riassunto in versi la visione di Kontakthof al Teatro La Scala di Milano; ancora la poesia […]
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