
Un piccolo fatto di cronaca
…..Un giorno X, dopo aver vagato tutto il pomeriggio in città, si ritrovò, all’imbrunire, quasi in campagna, là dove le case sono ormai sparse e finiscono le corse degli autobus.
…..Quando fu la sera, ancora in quel punto della periferia, e trovandosi casualmente in compagnia di Y, egli fu fermato dalle guardie. Le quali domandarono a X, fra l’altro, perché si trovasse proprio in quel punto della città. X spiegò che, dopo aver girovagato molto e senza un fisso itinerario, era in quel punto che si era trovato, proprio in quel punto così senza ragione. Le guardie si accontentarono della spiegazione, come parve a X, ma poi domandarono a Y la stessa cosa. E Y disse che abitando in campagna aveva l’abitudine, quando poteva e con la sua bicicletta, di fare delle corse verso la città.
…..Le guardie allora si guardarono con espressione. Domandarono come si erano conosciuti, X e Y. X e Y risposero quasi in coro la naturale cosa: trovandosi insieme sullo stesso metro quadrato di globo, si erano prima parlati a proposito del tempo, poi dell’autobus che passava loro vicino, eccetera, eccetera. Avevano così fatto un poco di amicizia e, parole su parole, era venuta quell’ora.
…..Ma a questo punto le guardie persero la pazienza. E il loro capo disse: «Sentite, signor X, a chi volete dare da bere che dalla vostra casa di via Mazzini, girovagando e girovagando siete capitato qui, e proprio qui a cinque chilometri e più di strada? E a chi volete dar a intendere che proprio qui, e per caso, avete incontrato Y che viene dalla campagna e con la bicicletta per caso, anche per puro caso, proprio qui si ferma?»
…..Rispose X: «Ma vi assicuro, signora guardia, che è la pura verità. Potevo capitare in qualsiasi altro posto. E anche Y poteva capitare, come credo, in un altro posto qualsiasi. Solo, allora, non ci saremmo conosciuti. Anzi, non avremmo nemmeno incontrato voi guardie. Io avrei incontrato un’altra persona, Y un’altra, o forse nessuno, se voleva, nessuno.»
…..Ma, com’è facile immaginare, una tale spiegazione parve infantile a tutte le guardie e specialmente al loro capo che infuriò: «Signor X, ma per chi mi avete preso? Ma se voi stesso mi state dando la conferma delle vostre bugie! Ma come: voi andate girando per tanti chilometri e vi ritrovate in questo, in questo punto; Y viene dal lato opposto e si trova in questo, in questo punto. Voi non vi conoscevate e fate la conoscenza, voi due fra milioni di persone, proprio voi due, e dove? In questo punto! Signor X, non dico che questo sia un assassinio, ma vi porterò in cella tutti e due per punirvi delle vostre bugie.»
…..E il giorno dopo, nella sua cella, e già sapendo che la sera stessa sarebbe stato messo il libertà, il signor X pensava languidamente alla bellezza di quell’avventura. Soltanto, nemmeno lui sapeva perdonarsi quelle assurde bugie. Sentiva bene, adesso, come si fosse diretto tutto il giorno verso quell’incontro. Rivedeva, del resto, Y approdare dolcemente verso di lui con la sua bicicletta fino al palo dei fili elettrici, dove anche lui si era fermato. La campagna era bellissima da quel punto e l’ora del crepuscolo era senza dubbio quella fissata.
© Sandro Penna, Un piccolo fatto di cronaca, in Cose comuni e straordinarie, a c. di Elio Pecora, Genova, Edizioni San Marco dei Giustiniani, 2002. Il racconto proposto è datato «7 aprile ’41-v.Brescia ore 1-1,30 (0-mezza), pubblicato su un quotidiano non identificato nel 44/45» [nota del curatore].

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