.
Incontro
Non è amore, ma mi tenta ancora
questa strada rimasta sconosciuta
da me a te, da me agli altri. Incontro
anni al piede degli alberi, anni e bacche
cadute e dai crocicchi
una setta di foglie
striscianti o alzate a volo. Desideri
e pene fanno ressa nella mischia
e io vi passo in mezzo e gelo.
. Il tempo,
dici, compie la mia opera,
lacera il vello dei viali, accende
il rogo. Vana sono divenuta,
ombra che muta luogo nella fiamma
della morte perpetua. E tu chi sei,
una persona vera o uno spirito
che torna in sogno a questa volta?
. Vedimi:
resto di tanti o pochi anni passati,
sono mutata di fanciulla in madre
e una madre anche vinta tiene fede,
sta salda o finge sulla terra
ché il figlio deve apprendere la vita
e suggere dal campo, anche sfiorito.
Questa fatica non avrà mai fine.
Il vento che disvia di rovo in rovo
la palla e imbroglia i giuochi del bambino,
le braci sparse; e tu che ora parlavi
taci… è un istante della nostra vita.
Il sole ormai raccoglie le sue luci
sulla soglia del cielo, a poco a poco
n’esce ed ancora il vento non ha requie.
Dove resiste ancora un po’ di luce
rossa soffiata tra le cime, turbina
qualche foglia, s’aggiunge alla sua schiera.
Non altro; e l’ora dice che si deve
riprendere ciascuno il suo cammino
in questa tratta d’anime e di spoglie.
Mi precedi, non sai se veramente
c’è una lanterna anche su questa notte.
[da Onore del vero]
.
Passato il fiume, lasciato il cuore antico,
sfiliamo tra le case
e i minimi giardini del suburbio.
La primavera è già nell’aria,
straripa una radiosità crescente.
Siamo vivi, svegli, invasi
da immagini e riflessi,
tempestati da innumeri
lapilli del presente.
Siamo anche stranamente calmi,
ci sentiamo facili, sicuri,
infilati in una setosa manica
di tempo già vissuto
e per questo più vivente, lieti
di lei, da lei molto protetti.
. O esistenza
quando un attimo t’illumina
tutta dal principio
. e ti assolve
dal male il tuo sorriso
e tu trovi in te stessa il tuo perdono.
. Il tuo perdono, il tuo paradiso.
[da Frasi e incisi di un canto salutare]
.
Trascorre tra il fogliame
lui fiume molto acquoso,
molto verde, voglioso
di aperture, di mare.
Farfuglia, qua e là scintilla,
avidamente specchia
nelle sue radure il cielo
. mentre cala
a me, aperta valle,
e mi si espande in grembo
e mi riempe
dè in ogni parte
con la sua vena forte
e con la sua frescura
e io gli cedo luce,
respiro ed orizzonte.
. Lo abiti
a misura
. di me e sua
. il nuovo alito,
. si avvivi
della nostra unione
. l’unica
fluvialità che ambedue ci prende
e corre alla sua sorte…
. Si porta,
eccola, i riflessi,
gli spregi, le onte
dei paesi rivieraschi,
le lordure dei ristagni,
spoglia di vanagloria
i ponti, le città
dei loro futili trionfi,
li dissolve, li vanifica,
massa piana compagne
messa rotta greggiante,
flusso d’acqua
. nell’acqua verso l’acqua
del futuro tempo.
Oh continuità,
. oh ritorno su me medesimo
di ogni cominciamento.
[da Un mazzo di rose]
.
Mario Luzi, L’opera poetica, a cura di Stefano Verdino, Milano, Mondadori ‘I Meridiani’, 1998
3 risposte a “I poeti della domenica #49: Mario Luzi, Tre poesie”
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