
Quando dici Mantova (prologo)
Anch’io, dopo un paio di cambi, sono arrivata dritta da Verona. Ma se per Romeo dire Mantova non sottintendeva belle cose, per me quest’anno è meraviglia: di fondo, è alzare il naso al cielo, stringere il trolley e aspettare di sentire al collo il “peso” del pass. Sono al Festival: libera di godere, intrufolarmi, schizzare da uno all’altro delle centinaia di eventi o prendermi tempi lunghi, scegliere, coccolare un programma preciso. Andarsene a bocca asciutta sarà impossibile come andarsene a bocca piena: tante le discipline e le modalità e i nomi e gli spazi e gli eventi fermi o in itinere. Oggi farò un bel respiro; ad esempio, mollerò il trolley e mi godrò, per cominciare, una lezione sotto le stelle sulle invisibili connessioni che regolano le lingue umane. Prendo la cartina per vedere la destinazione e ho i brividi; ho cerchiati a penna tutti i luoghi che toccherò, e mi sento come i bimbi e gli innamorati, quando la scelta è enorme e non sanno da dove cominciare a essere allegri.
© Giiovanna Amato
