in-side stories #27 – Tre passeggiate
#1
Piede destro, piede sinistro, piede destro, piede sinistro. Un passo alla volta, uno dopo l’altro, come ti hanno sempre detto. Fin da piccolo. Un passo dopo l’altro mai sulle punte. Distendere bene la gamba, stare attenti a non calpestare niente. Non scendere mai dai marciapiedi, a meno che non si presentino ostacoli insormontabili. Procedere diritto fino in fondo al Viale degli Oleandri. Bravo, così. Dopo l’ultimo oleandro svoltare a destra in Viale delle Primule. Stai andando benissimo, ricorda, un passo dopo l’altro. Piede destro, piede sinistro. Al quarto incrocio attraversa la strada, sulle strisce pedonali. Guarda a destra, guarda a sinistra, se non arrivano macchina attraversa. Bene, entra in via dei Gladioli, rimani sul marciapiede sinistro, fai cinquantadue passi. Cinquanta, cinquantuno, cinquantadue. Entra nel negozio alla tua sinistra. Ora conta i quattro passi che ti separano dal banco. Tre, quattro. «Buongiorno Luigi, cosa desidera.» «Buongiorno, voglio comprare centoventi grammi di prosciutto cotto e una mozzarella, grazie.»
#2
Appoggiati a me, brava così, è bello tenerti ancora sottobraccio, quanti anni saranno eh? Tanti, lo so a quel che pensi, aspetta che ti sistemo il cappello, non devi prendere freddo, l’ha detto il medico. Hai visto che bella giornata? Sei sempre bella quando sorridi. Lo vedi il mare oggi? Sembra non cambiare mai, eppure invecchia, invecchia come noi. Ti ricordi il primo bacio che mi hai dato laggiù dove stava lo stabilimento di Tonino? Sulla guancia me lo volesti dare, che tu eri una femmina seria mica come quelle due, le figlie di Caterina. Chissà che fine hanno fatto, saranno morte? Non lo sai, non lo sai nemmeno tu o forse non ce lo ricordiamo, sono tante le cose che non ci ricordiamo, le facce. Aspetta che mi sta scivolando il bastone. Ma tu guarda che giornata e siamo in febbraio. Te l’avevo promesso che sarei rimasto sempre con te, ti ricordi? Te l’avevo promesso. Tu non ci credevi. Sai che facciamo? Passeggiamo un po’ di più oggi, arriviamo fino a dove stava la panchina nostra? Ti va? Andiamo, appoggiati a me.
#3
Meglio che cammino va, tanto a casa non mi aspetta nessuno, almeno evito i mezzi e prendo un po’ di vento in faccia. Minchia ma chi lo sapeva che facevo questa fine, a tornare tutte le sere a casa da solo e poi a rimanere a casa da solo. Minchia che schifo. Meglio che mi faccio due passi. Pure ‘sta città mica mi piace più, è diventata un casino più che altro. No, no, mica sono uno di quelli che si lamenta delle solite cose, come tutti gli altri, lo smog e il traffico. Non sono scemo, che mi devo lamentare di cose che ho contribuito a creare? È colpa mia e me le tengo, sono sicuro che se mi impegno me le posso pure far piacere. Fare finta che quando faccio una bella respirata quella cosa schifosa che mi entra dentro la gola sia bella, sia vitale. Pure la solitudine me la sono creata da solo, infatti non mi lamento, solo che certe sere mi viene una cosa che somiglia alla tristezza. La tristezza è un dato di fatto e me la tengo, come statistica sono in buona compagnia, dice che siamo parecchi, dice che è il sistema, dice quella cosa dell’alienazione. Io dico che siamo stronzi, la prima parola che mi viene in mente. Meglio che cammino va, meno male che tengo il cappello che stasera fa freddo.
@ Gianni Montieri
***
Depeche Mode – Walking in my shoes 1993 (Album Song of Faith and Devotion)
I would tell you about the things
They put me through
The pain I’ve been subjected to
But the Lord himself would blush
The countless feasts laid at my feet
Forbidden fruits for me to eat
But I think your pulse would start to rush
Now I’m not looking for absolution
Forgiveness for the things I do
But before you come to any conclusions
Try walking in my shoes
Try walking in my shoes
You’ll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
If you try walking in my shoes
Morality would frown upon
Decency look down upon
The scapegoat fate’s made of me
But I promise you, my judge and jurors
My intentions couldn’t have been purer
My case is easy to see
I’m not looking for a clearer conscience
Peace of mind after what I’ve been through
And before we talk of repentance
Try walking in my shoes
Try walking in my shoes
You’ll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
If you try walking in my shoes
Try walking in my shoes
Now I’m not looking for absolution
Forgiveness for the things I do
But before you come to any conclusions
Try walking in my shoes
Try walking in my shoes
You’ll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
You’ll stumble in my footsteps
Keep the same appointments I kept
If you try walking in my shoes
Try walking in my shoes
If you try walking in my shoes
Try walking in my shoes
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4 risposte a “in-side stories #27 – Tre passeggiate”
mi piace molto la tua asciuttezza, questi ritratti di vita quotidiana e dei suoi personaggi, lucidi e disarmanti.
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grazie mille.
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Il secondo e il terzo mettono per ragioni opposte il groppo in gola.
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ah, allora funzionano
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