
NON HO PIÙ NULLA DA DIRE
un proliferare di opinionisti
depositari di una qualche verità
affastellano i cori umani
in solitaria connessione
il visibile/invisibile
nuovo
– già consumato nella sua immagine –
amico/nemico
fa rabbrividire pure
il Settimo Sigillo di Bergman
determinazione semantica
cristallizzata
do parole
– oggi più di ieri –
sepolte sotto la cenere degli ulivi
una Via Crucis sospesa
sospetta
alterata
riformulata
non ho più nulla da dire
controluce
– meglio in controcampo –
la figura di mio padre
si scaglia sulle deboli fiamme
del camino domenicale
fuori
– sì fuori scena –
mia madre
sul terrazzo
insegue le feline orme domestiche
squilla invano il telefono
qui nessuno dorme
i fili appesi – sospesi –
parole tagliate
risuonano nelle stanze
come violini senza corde
i rigagnoli
– ormai svuotati –
continuano a
scavare i volti
della platea dell’umanità
22032020
PER UN SUO RITRATTO
si arrotola
e srotola
il manto di genziane
puntinato di perle di pepe
le papille
godono
dell’amaro
e del piccante
al doppio meccanismo
di andata e ritorno
e sulla ripetitività
del gesto
vuoto prima
pieno dopo
l’attesa contratta
si fa fluidità
sgorgano le lacrime
rigenerare
di Venere
un tempo malmostosa
ora
Signora del Parnasso
01072020
CHIAMAMI ANCORA
ti ricordo in un abbraccio sospeso
nella tua ombra fuggente
si addensa un oscuro grigio pianto
illuminato di silenzio
le nostre malattie
si fondono
si modellano
si plasmano
si calmano
la polvere d’oro riveste
il tuo fossato
digiunasti delle mie emozioni
rifugiandoti tra l’alito anaffettivo
dei seni materni
mai esperiti
e le braccia protettrici
di beccacce mitragliate
di tuo padre
più presente nella rubrica telefonica
che nello scorrere acido
delle tue fantasie vitali
ultimo incontro
primo ricordo
fiocchi di neve
sul tuo volto asciutto
gremito di parole
il cielo componeva
sinfonie per noi due
sordi
le vele sciolte
tra le pesanti acque disegnavano
dinamiche processuali
del nostro pellegrinare
mi perforasti di urla
mute
strappandomi le carni
come le cornacchie
tra le discariche di Belleville
in fondo in fondo
al tuo zaino
ci sono ancora i miei calzini
abbiamo – anche –
dormito insieme
quella notte
tra un’autostrada vuota
e due cuscini attentatori
125 telefonate
senza risposta
mie
tue
noi due
parlavamo
alla storpia Luna
e la puttana Venere
rispondeva
20042020
La ricerca artistica di Sergio Racanati (Bisceglie 1982) si sviluppa all’interno della moltitudine di relazioni, idee ed esperienze volte a generare connessioni con il materiale fragile dell’umanità, affrontando la questione degli spazi del sensibile, dei processi comuni e comunitari. In questo quadro la sua pratica guarda alla sfera pubblica e agli immaginari collettivi come luoghi di indagine privilegiati. Questo spiega perché Racanati riesca a far confluire la sua arte su più versanti: performance, scrittura, cinema, sound, fotografia; tutti volti a mettere in crisi il pubblico nella sua fruizione che diviene momento fondamentale di confronto e di ulteriore formalizzazione dell’opera/processo.
Tra le diverse residenze artistiche a cui l’artista ha partecipato si segnalano quelle presso: Museo Pino Pascali/Polignano a Mare (2014); Harvard University a cura di Marcus Owens (2013); Edge Zones Foundation, Miami 2013, a cura di Charo Oquet, promossa da GAI – Associazione Giovani Artisti Italiani e Ministero dei Beni e delle Attività Cultura e del Turismo (Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane).
3 risposte a “Sergio Racanati, Tre poesie inedite”
[…] …Associazione Giovani Artisti Italiani e Ministero dei Beni e delle Attività Cultura e del Turismo (Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane)……Associazione Giovani Artisti Italiani e Ministero dei Beni e delle Attività Cultura e del Turismo (Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane)…Read More […]
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affastellano i cori umani
in solitaria connessione
fa rabbrividire pure
il Settimo Sigillo di Bergman
sepolte sotto la cenere degli ulivi
una Via Crucis sospesa
si scaglia sulle deboli fiamme
del camino domenicale
scavare i volti
della platea dell’umanità
il manto di genziane
puntinato di perle di pepe
al doppio meccanismo
di andata e ritorno
la polvere d’oro riveste
il tuo fossato
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… mi è partito incompleto… È un piccolissimo compostaggio dai versi qui proposti di Sergio Racanati. Un live kitsch di versi spontaneamente veri. Un caro saluto.
Grazie Poetarum.
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