Esce domani 25 febbraio la nuova raccolta di poesie di Cettina Caliò, Di tu in noi, pubblicata da La Nave di Teseo. Proponiamo una piccola selezione di poesie, insieme al comunicato stampa. Ringraziamo l’editore per averci concesso l’anteprima. Buona lettura. (La redazione)
Ti tengo
nell’entroterra dell’anima
in un respiro di due sillabe
nel silenzio che fanno gli occhi
quando spalancati sentono
quel perdersi bello
nel nulla del passo
Piano sequenza
Quel mio ritornare a te
da tutte le strade
per sottrarci da tanta morte
e ricucire i luoghi
feriti
di una vita che qui
è stata vita
per un poco
L’errore è all’inizio
in quell’inesausto vivere in trincea
l’errore è nel mezzo
in quel fermo andare e tornare
al taglio
l’errore è in prossimità della fine
in quel minuto puntare
lo specchio sgomento
la conseguenza del mattino
uno schianto in due tempi
e il limite era di vele
azzurro
Dove l’azzurro si fa curva
e la vita è una frattura
in fiore sul muro
è qui
dove vivo
anche quando sono altrove
misuro la strada in frammenti
di noi
guardo due volte
guardo da vicino
anche quando è lontano
e se trattenere non posso
tocco
ogni cosa
con le nostre canzoni
la prima
la seconda
l’ultima
e imparo la perdita
Di tu in noi
tengo ogni cosa
perfino i refusi
delle ore metodiche
piano
mi muovo nell’ingombro
del nostro tempo
a piedi nudi
fra le formule giudiziarie
il cappello antipioggia
e le risate sulle scale
lascio ogni passo
ogni impronta
lascio ogni gesto
qui
dove avevamo una scadenza
faccio ogni cosa
per l’ultima volta
© Cettina Caliò, Di tu in noi, La nave di Teseo, Milano 2021, euro 17.00, pagine 110
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a perdifiato
io sto
al riparo di noi
Tre le sezioni di questo testo, in cui la prima si fa antefatto delle due successive: «Quel mio ritornare a te/ da tutte le strade/ per sottrarci da tanta morte». Fra le pagine una mappatura dell’anima che è luogo e memoria − «Ti tengo/ nell’entroterra dell’anima/ in un respiro di due sillabe», la vita come frattura in fiore su un muro: «la conseguenza del mattino/ uno schianto in due tempi», e ovunque il frammento dell’esperienza restituito in trama: «nulla sappiamo della mano/ che ci regge il giorno/ a tremare/ fra la memoria e la sete».
C’è un tempo fatto di attimi che sono già ricordo: «faccio ogni cosa/ per l’ultima volta»; il respiro scardinato dagli eventi e lo scontro e il confronto con la perdita che si fa crollo: «mi cade addosso/ il cielo che fu». L’esperienza è rimodulata in senso e suono.
«Scrivo perché mi aiuta a respirare meglio. Perché ho nostalgia di tutti i momenti in cui mi sono sentita viva».
Così l’autrice conferma lo stile ormai riconoscibile e la cifra della sua ricerca poetica: la capacità di tradurre la quotidianità viva dei giorni restituendo profondità e consistenza alle parole comuni. Attraverso l’indagine lucida, l’essenzialità delle immagini, l’accuratezza dei suoni e la misura del verso, l’autrice riesce a fare delle occasioni della vita metafora assoluta:
«di noi stessi erranti/ è certo/ il destino corroso».
Cettina Caliò è nata a Catania nel 1973. Scrive poesia e prosa. Cura libri. Traduce dal francese. Ha pubblicato: Poesie (1995), L’affanno dei verbi servili (2005), Tra il condizionale e l’indicativo (2007), Sulla cruda pelle (2012), La forma detenuta (2018).