Fondamenta
Avremmo preferito morire tra braccia d’amore,
dopo aver visto crescere i nostri figli,
essere stati storie di vita per i nostri nipoti.
Ma molti si adagiarono sulla terra dei campi,
abbattuti dalle frustate del sole. Altri lasciarono
sogni a metri d’altezza, tra spatola, cemento e mattone.
E chi, nelle cave, scolpito dalla pietra.
O nelle miniere, polmoni di carbone.
Chi a pregare, che polveri sottili e amianto
non li vendessero a un tumore.
Ora l’offesa di essere chiamati “morti bianche”.
Ma chiediamo solo che sia fatta giustizia,
anche se le vie dovrebbero avere i nostri nomi,
perché sudore e membra stanche,
sono fondamenta di nazione.
E che i nostri destini non siano barattati con l’oro,
bensì che siano ascoltati, che siano di lezione.
Ma l’epitaffio è scritto nel silenzio…
Morti sul lavoro.
Il mondo delle meraviglie
Alice ha mancato l’ora del tè,
si è fermata dentro frammenti di specchio,
perché attraverso la tana ha visto,
il suo mondo in malora, un mondo ingiusto.
Oggi, il Cappellaio matto ha chiuso bottega,
si è svegliato disoccupato e vecchio.
Con un’orma di multinazionale sul didietro,
cerca la vita nel fondo di un vetro,
piangendo lacrime di whisky, nelle quali annega.
Girando l’angolo, in un vicolo poco più in là,
la Regina buona ha perso la vita e la verginità.
Ma a nessuno importa, solo un’altra vittima del branco.
Troppo ingenua e giusta, troppo ammiccante il suo abito bianco.
E Alice ha capito, che quel mondo conosciuto,
celava tutto lo sporco, come sotto un tappeto.
Ora la Regina di Cuori non taglia più teste.
Ha un modo migliore per potersi divertire,
rinchiude i poveri e i deboli in una stanza,
cosicché nessuno possa vederli morire.
E il Bianconiglio si vanta della sua intolleranza,
padrone di tutto si è autoproclamato.
Adesso si crede coraggioso davvero,
perché dalla sua poltrona ha insultato,
§un immigrato, un gay e una donna col velo.
Ora il Bianconiglio si crede coraggioso davvero!
E Alice si è fermata in frammenti di specchio,
e dalla tana ha visto, le meraviglie crollare
in un mondo di rabbia, in un mondo d’odio,
dove si muore, perché è vietato respirare.
∞ Marzo
Un tempo furono divinità e muse,
Afrodite sinonimo di amore e bellezza,
Atena il nome di pace e saggezza.
E Saffo visse, dove si celebrano grandi uomini.
Insegnò alle fanciulle la promessa,
di non essere solo carne e ossa.
E impresse un amore senza confini,
tra danza, musica e poesia.
Un giorno, vennero due donne, di nome Maria,
precedevano chi fu chiamato, “il Salvatore”.
La prima era una vergine che gli diede la luce,
la seconda una prostituta che gli insegnò l’amore.
Le videro piangerlo ai piedi di una croce,
ma il vento del tempo soffiò forte,
e le lacrime presero il volo,
Eva tornò ad essere del peccato la fonte,
e nessuno pianse con loro.
Poi del fumo attirò l’attenzione più in là…
Era Giovanna tra le braccia del fuoco,
cercò di salvare persone e città,
da una guerra combattuta per stupido gioco.
E in una bottega piena di colori,
ci fu un talento alla Caravaggio…
Artemisia fu autrice di capolavori,
ma ancor più grande fu il suo coraggio,
di denunciare, difronte a uomini con la toga,
ciò che un maestro non dovrebbe insegnare.
Intanto, Marie Curie stupì con la sua intelligenza,
mostrando al mondo la radioattività.
Le si inginocchiarono due volte i premi Nobel.
Alla scienza, donò la vita e l’eternità.
Nello stivale, vissero due donne: Maria e Rita,
alla prima dobbiamo la nostra educazione,
alla seconda il suo amore per la medicina.
A entrambe, il loro sapere, per la nostra vita.
E non molto tempo fa, nel regno delle regine,
Emmeline combatté una società che voleva le donne
schiave dei mariti e dei desideri distrutti.
Lei insegnò al mondo, quali erano i loro diritti.
Dalla terra al cielo, dal cielo al mare,
Amelia fu la prima a volare, a dimostrare,
che le donne non avevano limiti.
Se ne andò sorridendo, sulle sue ali d’argento.
Ma venne la guerra e il mare invase il cielo,
e il cielo crollò sulla terra.
In una soffitta, Anna, all’ombra di una luce fioca,
scriveva un diario di vita e parole d’amore,
nell’incomprensione di quegli anni d’orrore.
Ma la sua vitalità fu invasa a passo d’oca,
e calpestati furono i fiori della sua primavera,
sotto le ali di un’aquila nera. Tanti occhi, ora,
sono racconti tristi, a evitare,
che la memoria si sciolga al sole, come cera.
E se in Europa, sui treni viaggiò la vergogna,
in un bus a cambiare la storia, fu ancora una donna…
Rosa Parks era stanca di avere paura
della pelle bianca, che odia la pelle scura,
e si batté per i diritti di tutta l’umanità,
per la giustizia e l’uguaglianza,
sotto l’ombra della Statua della Libertà.
E le pleiadi furono vergini mutate in stelle,
guide per avventurieri e sognatori.
Dalla Russia, Valentina danzò con le sette sorelle.
E arrivò dove non era mai stata nessuna,
per mostrare, che anche il Sole si inchina alla Luna.
Grandi donne, ora spose della storia, a ricordare,
che sono il grembo del genere umano. E altre verranno
a donarci il futuro, a offrirci il loro sacrificio.
Tante ancora combatteranno,
affinché il loro nome non sia detto invano,
a mostrare che le donne sono il sacro… non il profano.
Vittima di guerra e indifferenza
Hai vissuto così poco tempo
da non poterlo chiamare passato,
provato ciò che lunghe vite
non hanno conosciuto,
e hai visto, con i tuoi occhietti,
delle bombe il lampo.
Ti hanno costretta ad abbandonare,
una terra senza più contorni,
in un terrificante susseguirsi di notti e giorni,
a lottare con il gelo assassino,
donando alla neve il tuo corpicino.
E avevi solo un velo di nuvola,
a coprire la tua fragilità.
Furono della guerra le atrocità
a rubarti il respiro dalla gola.
Fu il desiderio di ricchezza e potere
a cui si vendono in pochi,
ma che tanti innocenti fa cadere,
a toglierti alla vita e ai giochi.
E chiudesti gli occhi sognando cose belle…
solo un bacio di luna
a proteggere i tuoi sogni,
a piangerti, solo lacrime di stelle,
tra indifferenza e odio così enormi
da non poter entrare in una cruna.
Luci!
Ancora il fuoco, nella notte, che acceca la Luna.
Un altro boato sempre più forte,
che rapisce le stelle e le distrugge una ad una.
Ancora spari nelle vie…è un echeggiare assordante,
che lascia la città sanguinante, che si prende le anime pie.
Perché la mafia è il nulla che inghiotte,
che mastica, trita e ritrita cose e persone,
e le rigurgita corrotte.
Che si nutre del silenzio. Dell’omertà,
di chi preferisce chiudere gli occhi,
per non vedere in quelli della realtà.
Ma non possiamo restare a guardare,
non possiamo lasciarla libera di uccidere,
di distruggere, di renderci anime prigioniere…
Non possiamo essere noi a capitolare!
Dobbiamo combattere e farci temere.
Perché la mafia è il nulla che trema,
difronte ad anime unite, che riempiono le strade di voci,
che lottano e nel buio… diventano Luci.
© Andrea Abruzzese