Marino Santalucia, Norma L’altra me
Edizioni Progetto Cultura 2020
In Norma L’altra me l’io lirico è principio femminile che accoglie e attraversa, riflette e rilancia. Che sia incontro, avventura, conflitto, la voce plasma sostanza e contorni di un dissidio-connubio (principio femminile, principio maschile) che è fondamento dell’essere nel tempo e che la poesia, sulla scorta del mito, torna anche qui a illuminare con immagini che, dal repertorio universale di temi e topoi, si ripropongono vivide: la corda, l’orto, il nido, le lance, la terra con i suoi umori, l’equilibrista, la domatrice. (Anna Maria Curci)
IL NIDO
Non parlano i miei slanci
assalgono il silenzio impigliandosi
alle tue reticenze fanno il nido.
FOSSI STATA ALMENO UNA CORDA
Chi ha scolpito
labbra e viso
per cantare la mia poesia?
Fossi stata almeno una corda
avrei vibrato all’infinito.
L’EQUILIBRISTA
Hai sentito delle mie caviglie fragili?
Dei miei numeri sbagliati?
Senza protezione cado
da una vita all’altra
nuda, spogliata dalla realtà
obbligata a stare in piedi
in questo tribunale
come un essere di proprietà.
Comunque sarò giudice.
Io, non vi assolvo.
LA MORTE
Mi sento indefinita
non conoscendo la morte.
Quella sensazione di cedere con il corpo
anche l’anima.
Si diffonde
come un aroma pungente
l’odore di stanza appena sveglia.
Non ha volto dentro me, ma
il desiderio d’averla accanto, non so perché
mi rasserena.
L’ULTIMA RIGA DELLE FAVOLE
Potrei raccontarti dei fiori che non hai mai ricevuto
di ogni cosa che per te è la metà del cuore
della ragazza che incontri sul treno
dei segreti custoditi negli orologi fermi
delle parole non scritte dopo l’ultima riga delle favole
di chi resta o fugge dall’inferno.
Ma ti racconterò di me
ora che sai tutto quello che per me è ignoto.
LA DOMATRICE
Fisso i tuoi occhi
come la domatrice cerca lo sguardo della tigre
che immobilizza le parole lasciandole sospese in gola.