XII
Sulla veste d’infanzia
corrono fettucce di velluto
in morbido panno.
Nidi ricamati per il riposo
di api senza nutrici
rifiniture a mano di gesti intenti
a mostrare una presenza che sfugge.
La tenera stoffa ha parvenza di calore
sulla pelle che non ricorda tenerezze
i nidi rifugi di cuore solitario.
Sull’ampia gonna bambina
sporgono ciuffi di ciliegie pon pon
mai raccolte insieme.
Le alette sul corpetto
non indicano dove andare.
I fiori dipinti sull’abitino rosa
sono l’unica traccia di te, mamma.
Li tenevo per mano mentre facevo la ruota.
XXIV
Non c’è distacco
all’ombra di una spalla
con una mano che parla piano
e le effusioni fanno da cornice
alla luce debole dei sogni
pronti a ricamare
una mente disadorna e spoglia.
La stanza in penombra culla
la tregua del silenzio
e non vuole di più.
XXVI
L’impazienza arriva
dal fastidio della paura
dalla sofferenza
che punta il dito in gola
che comprime il petto
che vieta aliti di vita.
È un andirivieni senza tregua
fermata tremante
costante guardare
impulso di parole senza senso.
È l’attesa senza fine
di un miracolo negato.
XXXVIII
Hanno svuotato il tuo sguardo
bambina siriana
e ti hanno posata a terra
semisdraiata tra deboli respiri
sovrastati da sibili di guerra.
Cuore solo nella coltre della notte
le tue mani abbracciano il ventre
come la madre premurosa che non hai più.
Il tuo corpicino immobile
è costretto a deglutire
l’amarezza di tempi che non soccorrono
a immaginare muri che non si aprono
nemmeno a chi ha gambe per fuggire.
Puoi solo continuare a cercare
il sonno che non arriva
per dare consolazione ai tuoi occhi chiusi
sotto i lampi assordanti delle bombe.
XLVI
Grigi tremori
sul fango
da precipitare nel fondo
di canali preordinati
senza presentimento.
Sottile opera da invisibile intento
ma il puzzo si sente
scuote lo stomaco
causa rigetto
per questo non affonderemo
nella melma che ricopre il mondo.
Chi sparge rancore selvaggio
raccoglierà veleno
per un riso amaro
che mai troverà pace
su un trono che diverrà prigione.
LVII
Chi sono?
La fiammella effimera
del tuo accendino
per l’ultima sigaretta?
Un’ombra vagante
al tuo passo furtivo
che sorvola i tormenti?
Oppure il limite da superare
per trovare il vero te?
Sarò la parola che tace
il sorriso che non si apre
lo sguardo che non vede
l’abbraccio che si dissolve
all’avvicinarsi d’invincibili desideri.
.
Franca Palmieri, Luoghi e sentieri diVersi, Il Pettirosso, 2020