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I poeti della domenica #395: Roberto Lamantea, Se la dolcezza è delicata mimosa

 

Se la dolcezza è delicata mimosa
la ferita sanguinerà quarzo,
la memoria oscillerà da rèsine e cere.
La bellezza si specchia in pugnali d’oro.
L’alba gelata, le rose selvatiche,
i cardi velenosi lo sanno.
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31-XII-1978 ore 21.35

 

Roberto Lamantea, in Xilofonie, 1994

Una replica a “I poeti della domenica #395: Roberto Lamantea, Se la dolcezza è delicata mimosa”

  1. Quasi per anamorfico cambiamento di stato, ontologico e fenomenico, Roberto Lamantea fa sì che l’inanimato si animi, il liquescente emani solidità, la storia sia nei sigilli che hanno sancito l’autenticità dei documenti licenziati, il passato abbia lasciato la sua impronta, la sua molle, indelebile traccia nella cera che trattiene l’ombra proiettata un tempo. La parola che, a seguito della sua stessa emissione, ha inciso, è stata raccolta nel segno, ha mutato il corso degli eventi. La natura, o meglio una sua crestomazia che registra il dolce languore della rosa e la puntuta asperità del cardo, lo sa, ne è consapevole come se cardo e rosa fossero nati dalla stessa terra che è il frutto della millenaria sedimentazione antropica e di quella sedimentazione si nutra da sempre. Una scelta intelligente, un brano poetico lirico ed erudito nel contempo.

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