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Giovanni Peli, Onore ai vivi. Nota di lettura di Michele Paoletti

Di fronte a sedici millimetri di vita altra che sarà, Giovanni Peli sceglie di cantare in maniera lucida e onesta e lo fa con parole crude e affilate. Canta la nascita, canta il desiderio, l’attesa e non la speranza e attraverso il canto cerca di riportare la parola alla sua origine, ad una nudità, una sorta di magma primordiale. Da questo magma ha origine la poesia, poesia che è vita – deve necessariamente esserlo – e non letteratura, pena la sua perdita di senso, di contatto profondo con la realtà: onorare i vivi è dunque cantare della vita stessa tenendo presente che ciò che scriviamo esiste da prima.
Onore ai vivi è anche una critica ad un certo tipo di poesia fine a sé stessa, morta nel momento in cui lascia traccia sulla carta, incapace di attraversare il foglio, di bucare la realtà; una poesia che onora soltanto chi la scrive, non è catastrofe dubbio eterno ma semplice esercizio. La poesia secondo Giovanni Peli deve necessariamente essere un atto rivoluzionario, così come lo è la vita nella pancia di mia moglie, perché il libro racconta anche questo: in verità arriva un figlio – scrive Peli – hai paura di non saper scrivere dopo di lui.
L’Altro – i sedici millimetri di ecografia – contiene in sé una potenza distruttrice e generatrice, già si colloca in uno spazio bianco, una distanza irraggiungibile, incolmabile, può scegliere se vivere/ o occupare il suo posto nel mondo. Il poeta-padre decide dunque di regalare terra fertile da coltivare, come scrive Giulio Maffii nella prefazione, consegnare un mondo imperfetto così com’è, con le sue innumerevoli trappole, i luoghi comuni e altre truffe, dove massimo non significa migliore, dove nascere non è una colpa e neppure sopravvivere.

© Michele Paoletti

 

1

dici cantiamo ancora
abbiamo distrutto a sufficienza
così la voce torna
da pulsazioni di roccia
cosa canteremo
non come i vecchi poeti
travestiti di nuovo
non come l’intelligenza artificiale
che imita il meglio di noi
canteremo il desiderio
pericoloso
ancora e ancora

 

13

quello che scrivo esiste da prima
le pure invenzioni invece vanno buttate
arrivano dopo e sono troppo lontane
si fanno con i soldi e con la bella presenza
con la prostituzione e i contratti
siamo stupidi adamo
lì nasce qualcosa di buono
molto prima delle nostre scelte
ma noi procrastiniamo l’arrivo del senso
appiattiamo nel nulla dei ricchi
i nostri desideri
appiattiamo nel mare i grovigli
di corpi impuri e fruttuosi
annaffiamo i genitali bollenti
sfido dio niente di più
onoro la vita e uccido la memoria
i miei antenati vivono con me
le loro preghiere e i loro convegni amorosi
in ogni istante i morti vivono
non conoscono vittoria né resa
bruciano bibbie e altri manuali
vivono correndo insieme a noi
ci insegnano come affondare il coltello
come dormire tutta la notte
e onorare i vivi

 

41

il deserto è fiorito
dalla terra spuntano occhi felici
che ti spiano mentre ti spogli
ma tu non conti più
sei un insetto
gli insetti si imbellettano
e cantano insieme
dalla terra spuntano cose vive
onore ai vivi
morte alle divinazioni
alla curiosità
la passione si alimenta col niente
la vita arriva
tutto il resto mente

 

49

e se ancora deve esserci la poesia
sia catastrofe
regno di insetti
fulgido inverno
catastrofe
dubbio eterno
metamorfosi
pancione
sia il magma percepito
prima della parola

 

Giovanni Peli, Onore ai vivi
(libro autoprodotto in collaborazione con Lamantica, 2018)


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