Gabriella Leto
18 marzo 1930 – 19 maggio 2019
Io so che cosa è il male
il suo affondo spietato
il calcolo venale
di violenza e di frode
e il suo perversare.
Ma il peccato – che muta
nei tempi e nelle mode
le sue passioni amare
non so che sia – lo ignoro
certo è vita vissuta
forse senza decoro.
Umana e profonda la considerazione secondo la quale il male affonda nella vita e nella carne. E’ più subdolo e presente più di quanto non si creda, più di quanto non si sospetti. I fatti di cronaca, su vicende pubbliche e comunitarie così come in riferimento a questioni private, lo ribadiscono. Il tradimento di un amico, il non essere davvero amici, millantando con volto sereno e pacificato, solidarietà e compartecipazione, lo ribadiscono.
L’azione dell’ignorare il peccato, che muta e si evolve senza decoro, e l’espressione che l’accompagna sembrano assumere in questi versi un senso ambivalente. Nel contempo potrebbero costituire la dichiarazione di un intento, quello di astenersi dal peccato, oppure il non riconoscere il peccato come forma reiterata di compimento del male. Il velo dell’ambiguità rende ancor più accattivante la lettura benché renda condivisibile o non condivisibile il senso delle affermazioni.
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il giusto risalto nei Gioielli Rubati
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