L’archetipo della parola. René Char e Paul Celan, a cura di Marco Ercolani, Carteggi Letterari 2018
Tutto nel segno di una conversazione ininterrotta con l’altro, di un movimento di esplorazione meditante e di azione di collegamento, L’archetipo della parola, il volume curato e fortemente voluto da Marco Ercolani, dà conto nella sua articolazione e nel suo impianto di punti di partenza e di approdi che sono esemplarmente sintetizzati da due considerazioni degli scrittori qui affiancati: il poeta come passeur di un ordine, sì, ma di un ordine insorto, «Le poète est le passeur de tout cela qui forme un ordre. Et un ordre insurgé» (René Char in A une sérénité crispée, 1952; nel volume, a p. 21, nella traduzione di Francesco Marotta: «Il poeta è il traghettatore di tutto ciò che plasma un ordine. Un ordine insorto.») e la parola “insieme” come Shekinah, tenda nel deserto, «Sichtbares, Hörbares, das/ frei–/ werdende Zeltwort:// Mitsammen» (Paul Celan in Anabasis, nel volume a p. 127, nella traduzione di Mario Ajazzi Mancini; «Del visibile, dell’udibile/ la parola/ tenda che si/ libera,// Insieme»).
Nella stessa cornice plurilingue di incontri, indagini, illuminazioni, di vere e proprie “incursioni nella luce” (questo è il titolo del saggio di Marco Ercolani) vanno letti tutti i contributi di quest’opera pubblicata da Carteggi Letterari, sia le traduzioni dei testi di Char e di Celan, sia le traduzioni di contributi critici, sia i saggi che appaiono qui per la prima volta in volume. Non stupisce, in tale contesto, apprendere, ad esempio, come lo scrittore austriaco Peter Handke abbia scritto direttamente in francese un saggio su Char (Nager dans la Sorgue, datato “Salzburg, 24 maggio 1986 e apparso nel fascicolo monografico della rivista “Europe”, 1988), e come Peter Szondi, nato a Budapest, abbia dedicato alla poesia di Celan saggi – poi confluiti nel volume 330 della Bibliothek Suhrkamp, Celan-Studien, curato da Jean Bollack e pubblicato postumo nel 1972 – scritti nella prima stesura in francese (per esempio Lecture de Strette), oppure in tedesco.
Del volume L’archetipo della parola. René Char e Paul Celan riporto qui di seguito l’introduzione di Marco Ercolani, che torno a ringraziare per l’invito a partecipare all’opera, sia l’indice, che ne mostra l’ampiezza e la varietà di contributi.
© Anna Maria Curci
Premessa
di Marco Ercolani
René Char e Paul Celan. Due poeti, due “amici”, per i quali la percezione poetica è scheggia luminosa e disastro oscuro, “cammino del segreto” e “Tenda Inespugnata”. Questo volume collettivo è un viaggio fra le analogie e le differenze di questa percezione.
Dal saggio di Blanchot per Char ai versi di Éluard dedicati al poeta alla testimonianza di Handke, dalla lettura di Szondi all’intervista di Derrida su Celan, il volume presenta anche nuove traduzioni, testi inediti dei due poeti, incursioni critiche di scrittori contemporanei.
Char e Celan sono interpreti di quell’esperienza dell’impossibile che è e sarà sempre la poesia, dove la necessaria distruzione dei discorsi logici e la magica ricostruzione del discorso poetico non si oppongono programmaticamente ma risuonano come raffiche di un vento uguale e contrario, splendono e si oscurano come il lato segreto e quello visibile dell’astro lunare.
Indice
René Char – Paul Celan, Quattro lettere e due dediche (trad. Marco Ercolani)
RENÉ CHAR
Poèmes
Non apparteniamo a nessuno (trad. Francesco Marotta)
In trentatre pezzi (trad. Pasko Simone)
Lasciare (trad. Viviane Ciampi)
Traduzioni e saggi
Paul Éluard, L’età della vita (trad. Lucetta Frisa)
Peter Handke, Nuotare nella Sorgue (trad. Giuseppe Zuccarino)
Maurice Blanchot, Su René Char (trad. Giuseppe Zuccarino)
Marco Ercolani, Incursioni nella luce
PAUL CELAN
Gedichte
Oltre la spina (trad. Anna Maria Curci)
Parla anche tu (trad. Francesco Marotta)
Colchide (trad. Mario Ajazzi Mancini)
Traduzioni e saggi
Antonio Devicienti, Ustioni e discorsi
Peter Szondi, Eden (trad. Anna Maria Curci)
Jacques Derrida, La lingua non appartiene (trad. Giuseppe Zuccarino)
Giuseppe Zuccarino, Derrida lettore di Celan