Occorre stare attenti quando
si parla, alle parole, al senso.
Anche il verbo che ama,
il più innocente, può celare una lama
e di traverso può mettersi
perfino un pezzo di pane
e il vino per quel che non tace.
In teoria ubriacarsi di verità
potrebbe estinguerci.
Meglio per tutti è l’acqua:
ecco una parola che lenisce
almeno finché dentro non ci finisci
o anche quest’alba che porta
il dono cieco della speranza
sebbene il fiore su cui
si posa l’ago a farfalla
sia solo il mio braccio.
(Grammatica della sofferenza)
Qui si muore malati inquinati
sfatti strafatti squattrinati
che siamo noi quelli allo specchio
della tv in serie invitati
a restare impassibili nella sala
da pranzo di questi giorni accettando
l’invito a comparire nel florilegio
delle disgrazie quotidiane
in punta di forchetta.
Siamo noi – per carità – che non ci vada
di traverso il contorno pesticida
di un pomodoro d’importazione.
Eppure è vero
che qui si pensa solo a rimpinzarsi
di torti e di ragioni senza gioia
niente allegria nemmeno dalla Gaia Scienza
che fa miracoli e brevetti interessati.
(Allo specchio della tv)
Dico Amore, non pesce-martello
libro-mastro-grano-turco
o forse anche pesce-martello
libro-mastro-grano-turco
al posto di Amore come fosse amore
eppure tu rispondi picche
di Odio. Non ti batte il cuore?
E le distanze si allungano,
diventano ponti come a dire
facciamo due conti.
Ma io non ti biasimo e che non so farci
con i numeri, cerca di capirlo:
diciamo che voglio passarti
solo parole-mattoni
a fondamento
di un altro discorso.
(Incomprensione)